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Di questo abaco parla Lao Tze, contemporaneo di Confucio,
a. 500 a. C.
Perny, Grammaire chinoise, Paris, 1873, voi. 1, pag. 168,
l’attribuisce a Cheu Ly, anno 2637 a. C.
Si può costruire con una cornice di cm. 10 X 12, del filo
e delle perline. Per facilitare i riporti, alcuni abachi conten
gono due palline col valore 5, e 5 col valore 1.
Dalla Cina l’abaco passò in Giappone col nome di Soro ban,
e in Russia, col nome di S - dot = calcoli.
Il matematico francese J. V. Poncelet, che fu prigioniero
in Russia durante la guerra napoleonica del 1812-14, vi im
parò l’abaco, e lo importò nelle scuole elementari francesi.
Sarebbe desiderabile una maggiore diffusione di questo sem
plice ed utile strumento di calcolo.
Ai nostri tempi, all’abaco si sostituisce la carta quadrettata,
che facilita l’incolonnamento delle cifre ed è utilissima in
lunghi calcoli.
Abaco è parola latina, dal greco, e significa «tavola ». Il
nome di « tavola pitagorica » passò poi verso il 1600 a signi
ficare la tavola di moltiplicazione.
Segni di Aritmetica.
In Aritmetica si usano segni, o simboli ideografici, rap
presentanti idee, e non parole; sono tali le cifre 0, 1,... 9, i
segni di operazioni -}-, —, ..., di relazione =, ecc.
Le cifre 0, 1, 2,... 9 furono introdotte in Europa verso il
1200; noi le imparammo dagli Arabi, e questi dagli Indiani.
Leonardo accompagnò suo padre « publicus scriba », cioè
notaio della repubblica di Pisa, in Bugia, città dell’Algeria;
nei suoi viaggi studiò il « modum indorum », e nel 1202
scrisse il suo « Liber Abaci », che comincia colle parole:
« Novem figurae indorum hae sunt 987654321.
Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod ara
bica zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus ».