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Romulo che, si dice, fu col fratello Remo allattato da una
lupa, fondò Roma il 21 aprile dell’anno primo di Roma, cioè
l’anno 753 a. C. Tale tradizione, fissata da Varrone, che scrisse
l’anno 43 a. C., è ora seguita da tutti.
Romulo formò un calendario di dieci mesi, martius, de
dicato a Marte, dio dell’agricoltura, poi della guerra; aprilis,
maius, iunius; segue quiniilis, che fu detto iulius in onore di
Giulio Cesare, anno 44 a. C. ; sextilis detto augustus in onore
di Cesare Augusto, l’anno 8 a. C.; vengono poi sepiember,
october, november, december, i cui nomi indicano il posto
nel calendario romuleo.
Numa, secondo re di Roma, aggiunse i mesi di ianuarìus,
dedicato a Giano, e februarius, dedicato ai morti e agli Dei
inferi: e ciò sotto l’influenza di Pitagora. Così dice Ovidio,
Fasti, III.
I mesi avevano un numero dispari di giorni, cioè 31 i mesi
di marzo, maggio, luglio, ottobre, e 29 gli altri; secondo il
precetto, ricordato da Virgilio: « numero deus impari gaudet»
(che uno studente tradusse: il numero due gode di essere im
pari). Unica eccezione il febbraio, dedicato agli dei infernali,
che aveva 28 giorni.
Risulta che il calendario di Numa aveva 355 giorni =
12 lunazioni + frazione di giorno.
I mesi seguivano il corso della luna. Una intercalazione
faceva concordare il calendario lunare col corso delle sta
gioni, o anno.
II primo giorno del mese, o luna nuova, dicevasi calendas,
onde la parola calendario.
Giulio Cesare, dittatore e pontefice massimo, attribuì ai
mesi il numero di giorni che ancora conservano, cioè 30 ad
aprile, giugno, settembre, novembre, e 31 a tutti gli altri,
eccettuato febbraio, cui ne conservò 28, « ne deum inferum
religio immutaretur » (Macrobio, Saturn., I, 14). E ordinò che
ogni quarto anno si intercalasse il giorno bissexlo avanti al
giorno sesto avanti le calende di marzo, giorno anniversario
del « regifugium », o cacciata dei re, e proclamazione della