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Conclusione.
L’insegnante di buona volontà potrà combinare problemi
simili e migliori dei precedenti, onde rendere attraente lo
studio.
La differenza fra noi e gli allievi affidati alle nostre cure
sta solo in ciò, che noi abbiamo percorso un più lungo tratto
della parabola della vita. Se gli allievi non capiscono, il torto
è dell’insegnante che non sa spiegare. Nè vale addossare la
responsabilità alle scuole inferiori. Dobbiamo prendere gli allievi
come sono, e richiamare ciò che essi hanno dimenticato, o
studiato sotto altra nomenclatura. Se l’insegnante tormenta
i suoi alunni, e invece di cattivarsi il loro amore, eccita odio
contro sè e la scienza che insegna, non solo il suo insegna
mento sarà negativo, ma il dover convivere con tanti piccoli
nemici sarà per lui un continuo tormento. Ognuno si fàbbrica
la sua fortuna, buona o cattiva. Chi è causa del suo mal,
pianga sè stesso. Cosi disse Giove, e lo riferisce Omero,
Odissea I, 34. Con questi principii, caro lettore e collega,
vivrai felice.