ossia, per le [25] e [26],
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e infine, per la [28],
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Se ora si fieri conto che gli m argomenti u risultano dai due gruppi
u' ed u", si riconosce immediatamente che questo non è che il primo
membro delle [27]. Scambiando i con j si identificherebbe il secondo
membro di [29] con quello di [27]: si vede così che le [29] sono sod
disfatte identicamente.
Dunque: Vintegrazione di un sistema misto completo del tipo
[4], [24], si riduce a quella di un sistema ai differenziali totali, com
pleto (e quindi integrabile) in g incognite. L" 1 integrale generale contiene
quindi g — m - v costanti arbitrarie.
Se il sistema misto non è completo, cioè se le condizioni a) e b)
non sono senz’altro soddisfatte, la discussione, condotta come al § 3,
mostra ovviamente che (dovendo sussistere le [12] ogni qualvolta
esiste un’emmupla di integrali u a ) bisogna aggiungere alle [24] quelle
tra le condizioni a) e b) che non si riducono ad identità in virtù
delle [24] stesse. Ripetendo poi il medesimo procedimento, si arriva
o a constatare delle incompatibilità e quindi ad escludere che il
sistema [4], [24] comporti soluzioni, oppure ad un sistema completo
con meno di g incognite. In tal caso è pure <[ g il numero di
costanti da cui dipende l’integrale generale.
Da quanto precede si ricava in particolare che l’aggiunta di v
equazioni (indipendenti) in termini finiti ad un sistema ai differen
ziali totali [4] fra m funzioni u, per sè stesso completo, ha, nella
migliore ipotesi (cioè quando il sistema complessivo risulta anche