i Francesi fu all’asse-
Li RA diodi Saragozza do-
| si» - i : po il quale,nel 1810,
a “MPA ottenne il posto di
do Se guardia magazzino
«Qin nel castello di Mon-
ULI de
A zon, occupato dai
FIG. 61 — VEDUTA DEL FORTE DI MONZON Francesi sin dal-
(da la IH/ustrazione biellese, 1933) l’anno precedente.
Questa piccola città posta alla confluenza della Sosa nella Cinca,
è addossata ad un’altura, sulla quale sorge un vecchio castello
[figg. 61 e 62]. La collina per metà del suo ‘perimetro: è citcon-
data da ripidissime scarpate rocciose alte da 10 a 12 metri, che
rendono la fortezza inattaccabile; l’altra metà invece presenta
uno spiazzo a dolce pendenza che dopo 80 metri precipita
anch’esso con una ripida scarpata; ivi un attaccante può svilup-
pare con una telativa sicurezza e facilità lavori sotterranei pet
rovinare con le mine il fotte. In esso vi era un presidio francese
di 3 ufficiali, 90 gendarmi e 5 cannonieri, allorchè si presentò
un corpo di 3000 spagnuoli, il quale, dopo aver invano intimata la
resa, lo circuì d’assedio. Varî assalti furono tentati senza risultato,
perciò gli assedianti si appigliarono a lavori di trincea e di mina. Fu
allora che il Pasquali “ dont l’activité était infatigable ,, assunse le
redini della difesa, e il capitano Chanchard (che ha. sctitto: la
relazione dell’assedio) aggiunge che egli “ devint donc l’àme de la
défense ,,.
Per quattro mesi, sotto la sua guida e col suo esempio, quel pugno
d’uomini lottò con valore indescrivibile; senza materiali e senza stru-
menti il San Giacomo si ingegnò in tutti i modi per procuratrseli:
con grasso di bue fece candele; con ferramenta vecchie fabbricò stru-
menti da lavoro; con legname usato preparò il carbone; disfacendo
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