Le arti figurative hanno perduto l’eloquenza che ancora
anima la parola dei Padri della Chiesa, rappresentando le
divine figure più fulgide del sole e ricoprendole del manto
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dell’immortalità. Per essi i fatti e le cose, come se fossero
prismi rivolgenti or l’una or l’altra delle facce variamente
colorate, prendono i significati ideografici più differenti e
convenzionali. Per gli artisti si trattava di scegliere fra mezzo
a tutti i punti di vista più accettati e più popolari; d’essere
saremo
ù, Fig. 215 — Ravenna. Sant’Apollinare in Classe
meno sottili e più evidenti, di sgombrare dal carico dei pai-
ticolari la descrizione letteraria, che serviva a modello.
Il poeta, che non dà limiti di spazio e di tempo alla fan-
tasia, ruppe i vincoli che la natura segnava alle arti figu-
rative, e le strinse a rappresentare più scene in un quadro,
non potendo esse darci immagini moventi. Così i poeti rup-
pero le proporzioni delle figure, e l’arte, presa a rimorchio
dalla letteratura, compose angeli enormi, il Cristo gigante,
le mani di-Dio colossali. Come avviene nei giorni d’esau-
rimento delle. arti figurative, queste subiscono imposizioni