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partimento, e tutte le figure de’ lati si volgono allo spetta-
tore, come per dire: vedete, ammirate, maravigliatevi a tanto
miracolo, per tanto avvenimento. Guardano innanzi a sè i mo-
naci che tengono il libro e il turibolo, nella scena di San Mar-
tino con la fiamma sacra sul capo; par quasi non badare a ciò
che fa la figura che sostiene l’ossesso, nella prossima scena.
Addirittura, nella risurrezione del defunto, un monaco invita
il pubblico a maravigliarsi; e nella scena della consacrazione
di Martino i frati cercano testimoni della loro gioia. Ora,
questo modo di fare, questo trasformarsi della composizione
sacra nella scena d’una commedia religiosa, esprime già di
per sè uno sviluppo d’arte superiore a quello già veduto nel
pulpito di San Bartolommeo in Pantano. Ciò è pure dimo-
strato dalle teste caratteristiche, fortemente scolpite, del disin-
volto turiferario, del monaco che gli sta appresso con barba
di caprone, dell’altro che si vede dietro a Martino consacrato
vescovo, con gli occhi incavati e le ossa prominenti della
faccia.
Le. figure dei mesi, sotto alle storie di San Martino,
benchè guaste, ci mostrano le rappresentazioni comuni nelle
chiese romaniche, rinfrescate o rinverdite dallo studio del
vero; ed è curioso il contrasto del contadino coperto di un
camiciotto, lungo e dinoccolato, con i tipi dei gentiluomini
nelle rappresentazioni di Aprile e di Maggio. Gennaio si
scalda, Febbraio pesca, Marzo pota la vite, Aprile gentiluomo
tiene un fiore, Maggio cavalca con uno specchietto per la
caccia alle allodole, Giugno miete il frumento che Luglio
batte, Agosto coglie il frutto dall’albero, Settembre pigia
l’uva, Ottobre travasa il vino, Novembre ara la terra, Di-
cembre sventra il maiale.
Lo stesso Guidetto fece il gruppo ad altorilievo del San
Martino a cavallo (fig. 859) che divide il mantello col povero.
Il mendicante trova riscontro con alcune delle figure dei mesi,
anche nelle proporzioni alquanto allungate della testa e del
corpo. Ma nel gruppo Guidetto superò sè stesso nella figura