Full text: L' arte romanica (3)

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Niccola d’Apulia esordisce in Toscana, a Lucca, dove pare in- 
fluisca su Guidetto e sopra i suoi seguaci, che si completa- 
rono, si perfezionarono al suo esempio, passando dai rilievi 
di San Martino a scolpire quelli di San Regolo. Da Lucca 
si ridusse a Pisa, seguito da qualcuno degli artisti di San 
Martino. Qui mise mano al monumento che lo fece eterno. : 
Sull’architrave della porta laterale di San Martino, come 
abbiamo detto, Niccola rappresentò l’Annunziazione, la Nati- 
vità, l’Adorazione de’ Magi; nel timpano, la Deposizione dalla 
Croce (fig. 867, 868). Sono due rilievi di tanta bellezza da 
rivaleggiare con i più nobili sarcofagi romani imperiali, degni 
che Crowe e Cavalcaselle dicessero: « L’arte che da questo 
lavoro si manifesta, è tale che ben può dirsi non attendesse 
omai che l’apparire di Donatello e di Michelangelo per esser 
condotta a perfezione intera ». 
La composizione dell’Annunziazione e della Natività sarà 
poi quasi ripetuta da Nicola nel pulpito di Pisa e di Siena; 
la Vergine seduta sul letto, ispirata dalla figura d’una defunta 
sopra un’urna etrusca, resterà nelle composizioni posteriori. 
Ma in nessuna poi si vedrà replicata così grandemente la scena 
della Deposizione dalla croce, dove un pio vegliardo, Giu- 
seppe d’Arimatea, solenne come un patriarca, abbraccia il 
corpo del Cristo, mentre Giovanni e Maria baciano le braccia 
schiodate. 
La monumentalità della scultura si determina appresso 
in quell’opera d’arte. Niccola col suo potente ingegno aveva 
raccolto in sè la forza che erompe dall’antico, la pienezza, 
la robustezza, il naturalismo sincero; quella forza che quasi 
due secoli dopo raccolse Jacopo della Quercia nelle sue forme 
poderose e sane, e quindi Michelangelo ne’ suoi atleti. 
171 bo gennaio 1240 l’imperatore Federigo II così scriveva da Gubbio a Riccardo di 
Montefubcolo, giustiziere della Capitanata: « Cum pro castro, quod apud sanctam Mariam 
de Monte fieri ‘volumus per te, licet de tua jurisdictione non sit, instanter fieri velimus 
attractum, fidelitati tue precipiendo mandamus, quatenus attractum ipsum in calce, lapi- 
dibus ei omnibus aliis oportunis fieri facias sine mora, significaturus nobis frequenter, quid 
inde dukxeris fàciendum, tale in hoc studium habiturus, ut. sicut hoc specialiter sollici- 
tudine tue committimus, sic, etc. ». 
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