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ci colloca, fin dall'alba della rinascente vita italica, bene al
disopra degli scultori delle cattedrali della Francia. Nè il ce-
lebre San Teodoro di Chartres, nè il Transito. della Vergine
a Strassburg possono gareggiare co’ busti di Niccola per sa-
pienza tecnica, per energia di espressione, per profonda verità,
nè vincere l’opera del genio che precorre.i tempi, aquila sul-
l’apice dei secoli. ®
Giovanni Pisano, che segue amoroso le tracce paterne,
è arcaico al confronto, perchè non ebbe la forza tutta indi-
viduale di Niccola nel frangere le convenzioni, dominare la
materia col pensiero, rispecchiare la bellezza antica, penetrare
nella verità della vita. Più che i sarcofagi dei bassi tempi nel
camposanto pisano, Niccola aveva intraveduto nelle Puglie
la bellezza greca e, scorrendo la Campania, la romana gran-
dezza. Attraverso l’antico arrivò al vivo. I sarcofagi e i vasi
del camposanto, su cui meditò, gli porsero elementi, gli pre-
starono forme; ma che sarebbe servito se_già gli occhi suoi
non avessero goduto alla vista dell’antico già a lui famigliare?
La vita moderna scaturisce dall’antichità classica nell’opera
di Niccola; del linguaggio greco e latino si giova per dire più
correttamente e nobilmente nel dolce stil nuovo; passando
sulle rovine dell’arte dei bassi tempi, con le tradizioni cristiane
nel cuore, arrivò a toccare il lido di un mondo quasi scono-
sciuto. La vita moderna e l’antica dànno l’impronta ai solenni
busti del battistero, e anche alle teste di putti e di masche-
rette che sono nelle chiavi degli archi; ora l’antico scultore
! Scritte queste pagine, mi è caduto sott’occhio quanto disse inascoltato Amico Ricci
(Storia dell’architettura in Italia dal secolo IV al XVZZZ, I, pag. 555 e seg. Modena, 1857),
a proposito delle teste indicate: « Non mancarono alcuni, che affermarono essere queste
teste di greco o romano scalpello; ma noi ci associamo di buona voglia con coloro che
dissero Niccola da Pisa verso la metà del secolo xIII aver queste teste scolpite, e soprat-
tutto ce ne conviene l’uniformità che si palesa fra lo stile di queste teste e quello delle
altre opere scultorie di Niccola, che tuttavia si conservano, e vie più l’uso che aveva esso
di porre siffatti ornamenti fra le impostature degli archi. Ma certo che, se quelle teste
non sono opera dei tempi del classicismo, la maniera del loro disegno è senza meno più
perfetta di quanto si operò anche per più secoli avanti di lui e di Giovanni: e le teste
di cui favelliamo non ponno non essere prodotto d’uno scalpello che già faceva presagire
il risorgimento della scultura in Italia ».