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infine i signori costruirono forti castella a difesa del loro
predominio sul Comune, o palazzi magnifici e cittadelle. *
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L’architettura romanica ebbe ampio sviluppo in Pie-
monte e nel Monferrato, dove molti monumenti vantano una
grande antichità. La chiesa di Santa Fede vuolsi fondata
nel 543 da San Mauro, allorquando da Montecassino, recan-
dosi in Francia, sostò in Vercelli; e la chiesa di Santa Maria
di Vezzolano da Carlo Magno, in rendimento di grazie alla
Vergine per essere stato liberato da spaventose visioni avute
cacciando in quei dintorni, e da attacchi epilettici cui andava
soggetto. Meglio sarebbe ricercare nei primi moti dell’ar-
chitettura romanica, subito dopo il Mille, un primo influsso
del novarese San Guglielmo, che, dopo aver riformato con-
venti di Borgogna, dell’ Ile-de-France e di Normandia, fondò
nelle terre de’ suoi fratelli, nella diocesi d’ Ivrea, un’abbazia.
Appena però in qualche campanile del principio del secolo XI
v’è qualche segno del rinnovamento verso cui l’arte tendeva
a gran forza, e appunto in uno della monumentale abbazia di
San Benigno in Fruttuaria (fig. 53), fondata da San Guglielmo,
nell’altro della chiesa di San Giusto di Susa, di 9 metri di lato,
eretto circa il 1026 (fig. 54), e in quelli di Sant'Ambrogio in
Val di Susa, di Santa Maria presso San Giusto, infine di
Santo Stefano d’Ivrea (fig. 55), chiesa fondata, insieme con la
badia benedettina, da Enrico, vescovo di quella città, gran
cancelliere dell’imperatore Enrico III, e distrutta per dar
luogo al canale che dalla Dora conduce le acque a V ercelli.
Il campanile di San Benigno, detto del re Arduino, è la
sola parte che avanzi della vetusta abbazia fondata e dotata
da San Guglielmo, consacrata solennemente il 23 febbraio 1003
da Ottobiano arcivescovo d’Ivrea, alla presenza di re Arduino,
I ROHAULT DE FLEURY, La Toscane au moyen ège, Paris, 1874.
AF
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