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Abbiamo già parlato del San Michele ’ per contrastare al-
l’opinione che gli dava un’antichità remota, invece di da- °
tarlo alla metà circa del secolo xII. San Pietro in Ciel d’Oro i
ne sviluppa il tipo, con le volte più leggiere, a croce al- ur
lungata rettangolare, nella nave mediana, sopra i pilastri a
fascio bene sviluppati, e senza la cupa ornamentazione del-
l’altra chiesa.
A Como, se in Sant'Abbondio appare un influsso misto
cluniacense-tedesco, in San Fedele, nota il Dartein,” si scorge
l’imitazione di forme architettoniche renane, e così pure in
San Giacomo, che ha la stessa aria di famiglia del San Fe-
dele, e in Santa Maria del Tiglio, presso Gravedona.’ Di
fronte a Gravedona è il chiostro di Piona, costruito poco
dopo la metà del secolo xIII, sotto l’influsso borgognone.
Oltre Milano, dunque, più ci si accosta ai confini d’Italia,
più chiaramente le influenze straniere si manifestano.
Nell’Emilia, Modena dette il segno del rinnovamento.
architettonico con la sua cattedrale, che Lanfranco, architetto
e scultore, iniziò nel 1099 e condusse almeno sino a tutto
il 1106, indicato nella Relatio sive descriptio de innovatione
Sancti Geminiani. ecc.,* come mirabilis artifex, mirificus
edificator, che i Modenesi trovarono, quasi per singolar
favore di Dio, quando si proposero di riedificare la vec-
chia e pericolante cattedrale. E il canonico Aimone, che
dettò l’epigrafe metrica incisa nella lapide dietro l’abside,
disse di lui:
INGENIO CLARVS LANFRANCVS DOCTVS ET APTVS
EST OPERIS PRINCEPS HVIVS RECTORQVE MAGISTER.
1 Vol. II, pag. 192 e seg.
2 Op. cit.
3 EpoARDO MELLA, Battistero di Santa Maria del Tiglio in Gravedona. (Dall’ Ate-
neo Religioso, 1872).
4 Edito dal Bortolotti, t. XIV de’ Monumenti di Storia patria delle provincie mode
27, Modena, 1886,