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rappresentazione dei mesi: Settembre in aspetto di vendem-
miatore, stacca un grappolo dalla vite; tra il Settembre e
l’Ottobre leggesi la parola LIBRAM © si vede un uomo che
semina; poi OCTOBER col capricorno; tra l’Ottobre e il No-
vembre un uomo che raccoglie le rape; quindi il SAGITTARIVS
che trae frecce contro le fiere, e DECEMBER che squarta il
maiale. Le altre rappresentazioni de’ mesi sono in gran parte
modernamente rifatte; quelle integre ritraggono, come le
mensole della loggia della Grida, alcunchè delle forme dell’An-
telami, o meglio dei suoi cooperatori veronesi. *
Abbiam fatto menzione qua e là di sculture veronesi
in Lombardia, le quali ci mostrano come il moto dell’arte
scultoria in quella regione s’imperniasse nelle cave di Ve-
rona, verso il 1150, quando i marmi di quelle sostituirono
le pietre delle cave locali. Della porta in bronzo di San Zeno,
il più antico cimelio della scultura romanica a Verona, abbiamo
già parlato, distinguendo la parte antica da quella del prin-
cipio del secolo XII, eseguita probabilmente nel tempo in
cui Wiligelmo e Niccolò adornavano di sculture il protiro
e la facciata della basilica zenoniana, dal maestro che si rap-
presentò intento a scalpellare un cubo di marmo (fig. 203),
invece che a modellare le formelle da gettarsi in bronzo delle
sue porte. Dello scalpellino però non si ha traccia.
Nel 1179 si scolpiva a Verona l’arca dei Santi Sergio e
I IVLIVS conduce con la frusta i tori; poi un contadino che mette con un forcale
i covoni sul carro e un altro che lega un covone, è appresso il segno del Cancro; poi
una donna che coglie rose da un ramo (Maggio); Aprile con un uccello nel nido e il
contadino che tosa la pecora; MARCIVS, un contadino che vanga; Febbraio rappre-
sentato da una catasta di legna sotto una cappa di camino, e un altro villico che torna
dai campi con un rastrello e con una falce; avendo appresso un fanciullo intirizzito, che
apre le mani per iscaldarsi ; IANVARIVS in figura di donna col fuso e la conocchia. Vi
sono altre rappresentazioni, ma tutte dovute a un rifacimento moderno. Converrebbe,
per determinare, almeno dal punto di vista iconografico, il valore di esse, ritrovare gli
originali, ora sostituiti dalle copie, certo assai libere.