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coscia, guardando in alto come colpito da una visione: essa
ha la faccia paffuta, i grossi cannelli a riccioli, iridi riempite
di piombo, la clamide agganciata nel mezzo del petto, pieghe
a merlatura. E appartiene pure al gruppo delle sculture vero-
nesi del principio del secolo XIII.
Uno scultore veronese di caratteri differenti da quelli di
questo gruppo si riconosce ne’ rilievi della cappella di San
Zeno, in San Marco (fig. 217), di San. Giovanni Elemosi-
nario a Venezia (fio. 218), e anche, secondo Hans von der
Gabelentz, * in uno di San Simeone in Zara. Il bassorilievo
di San Giovanni Elemosinario, ascritto all’antica arte siriaca,
è invece del secolo XII, e può considerarsi una replica con
varianti dell’altro della cappella di San Zeno. Doveva anche
mostrare, sopra la scena della Natività, quella della Fuga in
Egitto, di cui si vedono i frammenti nelle zampe del giu-
mento. Notevole in entrambi lo sviluppo dato alla rappre-
sentazione degli animali che scaldano la culla del Bambino.
Continuando ora lo studio della scultura romanica in altre
città dell’Italia settentrionale, fermiamoci a Lodi, dove nel
Museo Cittadino trovansi alcune tracce della cattedrale di
Lodi vecchio, della città distrutta dai Milanesi nel 1158: un
frammento di cornice a intrecciature, altri frammenti di pi-
lastri e di colonne pure a trecce, un rilievo d’un vescovo col
pastorale, e capitelli frammentari con foglie d’acanto spinose,
che ricordano le sculture romaniche di San Michele e di
San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, di Sant'Ambrogio a Mi-
lano. Abbiamo già detto di altre sculture provenienti da Lodi
vecchio, e tutte sono così differenti da quelle della porta della
cattedrale di Lodi nuovo (fig. 219), da farci respingere l’ipotesi
che esse siano state pure raccolte dalle rovine della chiesa
On. cit.