Full text: L' arte romanica (3)

porta una cintura di cuoio con capi pendenti, due pennacchi . 
in mano, manipoli sulle braccia. Tra queste sante vi è la 
Madonna col Bambino seduta (fig. 230), col corpo volto alla 
sua sinistra, facendo un bel movimento del collo per ammi- 
rare il divin Figlio, che tiene un rotulo con aria d’imperio. 
A queste figure delle chiavi degli archi nella navata a 
sinistra fanno riscontro figure di profeti a destra; ma tranne 
due (fig. 231, 232); che sono della stessa mano del mae- 
stro delle vergini sante, le altre sono alquanto grossolane, 
compresa quella qui riprodotta (fig. 233). Nel piccolo Museo 
della prepositura del duomo di Piacenza sono altri due pro- 
feti, tratti certamente dalle chiavi di altri archi, che sem- 
brano della mano stessa del maestro delle vergini sante, il 
quale per molte qualità ricorda l’artista che scolpì il batti- 
stero di San Giovanni in Fonte a Verona. 
Il precursore più prossimo all’Antelami s’incontra nel 
duomo di Modena, ne’ rilievi che ornarono il parapetto del 
piano superiore alle navi, limite del presbiterio, chiamato in 
antico «il pontile ». Quattro colonne sotto al parapetto, rette 
da cariatidi, poggiano sopra leoni che tengono fra gli 
artigli animali e guerrieri (fig. 234); e i loro capitelli, meno 
uno a fogliami, sono figurati con le rappresentazioni di Da- 
niele nella fossa dei leoni, il Sacrifizio d’Abramo e i fatti 
della vita di un santo, San Lorenzo forse. Abbiamo dato lo 
sviluppo dei tre capitelli figurati (fig. 235 a 238, 239 a 242, 
243 a 246), non dell’altro a foglie grandi, compresse, sche- 
matiche. Due de’ capitelli figurati mostrano le storie svolgen- 
tisi sotto ad archi, tra i cui pennacchi, come in antichi sar- 
cofagi e in avorî medioevali, vedonsi scolpiti frontoni di 
edificî triangolari retti da arcate a tutto sesto, chiuse da 
porte bucherellate; le figure, intagliate come a colpi d’ac- 
cetta, hanno teste lunghe, zigomi sviluppati, mento grosso, 
chiome a cordoni e a mo’ di parrucca, che finiscono in un co- 
dino sull’occipite; gli abiti, stretti al busto, fasciano le forme 
del corpo; le estremità sono piatte e spesso enormi. Nel 
260
	        
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