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prodotto dal Baruffaldi,* aveva appreso l’arte a Venezia
dal maestro Teofane di Costantinopoli.
A Parma, in un documento del 1068, è parola di Eve-
rardo prete e pittore.’ La facciata della cattedrale doveva
essere dipinta, come quella di Reggio d’Emilia, e le volte
delle gallerie portano ancora le tracce degli antichi affre-
schi, che Guidolino da Enzola proteggeva dalle sassate dei
monelli. ?
Parecchi frammenti di pittura della seconda metà del se-
colo XII si vedono nel Museo di Verona, provenienti dalla
chiesa di San Nazario e da una casa a Regaste San Zeno.
Nella cripta della chiesa di San Zeno, su di un pilastro, è
una Madonna col Bambino del principio del xIII secolo,
tutta bizantineggiante.
Nell’abside in Aquileia è dipinta la Madonna col Bam-
bino entro una mandorla, con a destra i Santi Ermagora
e Fortunato e il vescovo Popone che offre il modello della
basilica, da lui rinnovata, alla Vergine; e a sinistra l’im-
peratore Corrado, il figlio Enrico e l’imperatrice Gisella.
Nella zona sottostante, figure colossali di beati presentano
corone. Nella cripta della basilica son dipinte la leggenda
di Sant’ Ermagora e la passione di Cristo assistito dai
santi patroni d’Agquileia: il tutto colorito sotto l’influsso
bizantino.
Ma più di queste ed altre vestigia della pittura roma-
nica, ci attestano del perdurare delle forme bizantine nel-
l’arte pittorica sino alla fine dell’età romanica, cioè presso al
limitare del Trecento, gli affreschi di San Pietro in Civate,
di cui abbiam già tenuto parola, * l’affresco nella cappella
di Sant’Eldrado nella Novalesa, l’interna decorazione del
battistero di Parma.
I BARUFFALDI, Vita de' pittori e scultori ferraresi, con annotazioni, Ferrara, Tad-
dei, 1844-46.
2 MICHELE LOPEZ, Il Battistero di Paima, Parma, 1864.
3 OporIcI, La Cattedrale di Parma, Milano. 1864.
4 Vol. II, pag. 383 e seg.