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squame di ferro tessute con retine che si chiamano maiate, *
duellano; nel basso, lottatori abbrancati; a sinistra, un ca-
stello turrito, e un santo cavaliere che uccide un drago. Nella
terza parete, sopra animati destrieri vengono a tenzone molti
cavalieri, alcuni con scudi ovali quadrettati e segnati da quat-
tro rosette a cinque petali; e di sotto, molti fanti con elmo
appuntito, coperti di maglie di ferro, si azzuffano. Nella quarta
parete, una battaglia in alto e una nel primo piano con com-
battenti animatissimi, benchè difesi da scudi più grandi delle
loro persone.
In queste scene del secolo XIII, non vincolate dalle regole
bizantine, la vita è maggiore che non sia nelle pitture sacre.
Il disegno è più debole, la costruzione men sicura e piena
delle figure, ma vi si manifestano tentativi di libere e nuove
forme. Perciò citiamo anche il fregio, benchè puerile, al-
l’esterno del palazzo comunale di Novara, dipinto alla fine del
secolo XIII, dove si vedono cavalieri e fanti su fondo bianco;
e così il fregio rappresentante la guerra di Troja, ora con-
servato solo in copia del Museo di Treviso, già nella loggia dei
Cavalieri? Abbandonata a sè, quando non aveva a rappre-
sentare immagini sacre e storie sante, la pittura cercava
riflettere non le forme fiorite altrove, ma le reali sempre
mutevoli nel caleidoscopio della vita. Le formule bizantine
venivan meno; e l’artista fanciullo, rimasto senza le dande
per muovere i passi, cadendo e ricadendo, imparava a reg-
gersi e a correr veloce e lontano.
De’ musaici del Settentrione d’Italia nell’età romanica ab-
biamo già parlato, trattando di quelli di Milano e di Venezia,?
1 Vedi RICOBALDO DA FERRARA in MURATORI, Rer. Ital. Script., IX, 207.
2 Vol. II, pag. 418 e seg.
3 Julius von Schlosser (Zommaso da Modena und die ùltere Malerei in Treviso. Jahr-
buch der Kunsthistorischen Sammlungen des allerhòchsten Kaiserhauses, Wien, 1898) sup-
pone che il fregio fosse dipinto nel 1313, ma sembra invece alquanto più antico, special-
mente per la forma degli ornamenti. Il professor V. Crescini, nel Baulettino della Società
filologica romana (n. ITII, Roma, 1903), dà conto d’altre reliquie pittoriche, pure nel Museo
trevigiano, dell’età cavalleresca e della fine del Dugento, rappresentanti il duello di Fer-
ragù con i paladini francesi, epiche gesta, e: Aristotile e la bella Campaspe, seconda la
leggenda figurata anche assai tardi nel palazzo Vitelli di Città di Castello.