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eseguiti sotto l’influsso bizantino. Ricordiamo anche i fram-
menti del grande musaico della basilica Ursiana a Ravenna,
eseguito l’anno 1112, esistenti parte nella cappella di San
Pier Crisologo, nel palazzo arcivescovile, parte nel Museo
Civico di quella città. Un frammento di musaico di una Ma-
donna su fondo aureo, fine assai nel modellato scuro del
volto e negli occhi azzurri vivissimi, è nel Museo Civico di
Bologna (n. 103). L’arte bizantina s'impone anche su questi
scàrsi saggi del musaico, che nell’età romanica cedeva il
posto all’affresco.
Di pitture in tavola e in tela ben poco rimane nell’Alta
Italia durante il periodo da noi studiato. Quel poco appartiene
in gran parte alla fine del secolo XIII, come il Crocifisso del
Museo Civico di Bologna (n. 190), dalle ombre verdi, dalle
vive lumeggiature nel drappo che copre il Cristo dal mezzo
del corpo in giù, e con San Giovanni assistente alla morte
di Gesù, col bel manto rosato de’ Bizantini. Che nel secolo XIII
si dipingesse su tessuti può provarlo il fatto che i Parmigiani,
assedianti Vittoria, la cittadella di Federigo II, portavano
un vessillo dipinto con l’incoronazione della Vergine. Fra
Salimbene, che narra ciò, in un altro passo della sua Chro-
nica dice che nel 1233 ogni parrocchia di Parma era for-
nita di uno stendardo fregiato del ritratto del santo titolare.*
Oggi non esiste quasi più traccia di que’ saggi della pittura
romanica, e solo, fra le tante anconette portatili, attribuite
indistintamente nelle Gallerie ai maestri bizantini, converrà
provarsi a cercare se qualche opera le appartenga. Non tro-
veremo opere insigni, ma una prova di più della tenacia dei
vincoli tra la pittura nostra e la bizantina sino alla fine del
secolo XIII.
RR
IT musaici de’ pavimenti, più che i murali, ci attestano
dalla permanenza delle antiche tradizioni, e della libertà in-
1 Chronica fr. Salimbene Parmensis, Parma, Fiaccadori, 1857.