ci modo con cui si sviluppò lo stile lombardo, studiamolo in-
o, tanto ne’ suoi diversi elementi.
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se L’arenaria o la pietra da taglio (lapis quadratus) e il late-
el rizio sono i materiali comunemente usati negli edificî roma-
ro, nici: dapprima l’arenaria più del laterizio, poi i due materiali
olari commisti, infine l’arenaria che serve a formar basamenti, a
ae riquadrare porte © archivolti, o s’alterna con mattoni per
) In. giuoco di colori e d’effetto. Nell’ Emilia, anche negli oratorî
alde della montagna, come San Vitale di Reggio Emilia, le co-
lella struzioni romaniche sono di bei conci parallelepipedi tagliati
Vare con rigore, dagli spigoli netti, e messi insieme, secondo l’an-
lelle tica tradizione muraria, con pochissima calce; solo nella
LT, beconda metà del secolo x11 alle arenarie e ai marmi delle
gnÒ cave locali furono sostituiti, come in altre parti dell’ Italia
lei settentrionale, i marmi veronesi, in ispecie il rosso e il bian-
cone. Oltre la rigorosa squadratura € commettitura de’ conci,
ta a che ricorda i metodi romani, nelle costruzioni in laterizio si
[lr ritrova l’antico sistema detto a spina di pesce 0 a spiga (opus
ni spicatum), formato di mattoni o di rottami messi in due linee
9 per fianco e divisi da uno strato di calce o anche da un filare
tipo di mattoni. Ne offrono esempio l’esterno dell’abside della
da chiesa della Trinità a Castellazzo Bormida (fig. 1), San Vin-
gio cenzo in Prato e Sant’ Eustorgio a Milano.
he I mattoni si andarono fabbricando con cura sempre mag-
pei giore, di creta magra mista a sabbia fine, e presero in ge-
la nerale una bella tinta rosso-ruggine e in qualche caso gialla.
, Ne’ monumenti più antichi le dimensioni de’ mattoni sono
svariatissime, così che la loro disposizione è grandemente
irregolare, quasi di frammenti messi insieme; e solo nel Ve-
neto, alla fine del secolo XI, e in Lombardia, nel xII inol-
' trato, prendono dimensioni costanti e distribuzione regolare,
spesso con strati formati da un mattone corrente e da uno