— 571 — 
i accuse. Nella scena seguente, Pietro porge ai cani, che Simon 
Mago gli aizza contro, il pane d’orzo avuto da Nerone; e 
Nerone, stando in trono, guarda Simone avvilito e pensoso. 
Tra l’arcata dove sono gli apostoli e quella sotto cui siede 
Nerone, anzi alla congiunzione di esse, sta un gufo simile 
all’altro che si è già veduto ne’cancelli di Santa Restituta, 
e ricavato pure dalla decorazione dei fregi classici. 
La scena successiva (fig. 534) ci mostra Simon Mago inse- 
guito da un uomo con arma in pugno. Non essendo egli riu- 
scito a far divorare dai cani gli apostoli, e fallitagli la prova di 
risuscitare un morto, fu scacciato dalla città. Or eccolo passare 
oltre una porta, dove si legge inscritto il suo nome SIMON 
MAGVS, e andare curvo e umiliato. 
Tornato a Roma, convocò il popolo, e disse di non de- 
Car ’Avz gnarsi più d’abitare in terra e voler salire al cielo. In un 
a em giorno stabilito, salì coronato d’alloro sopra una grandissima 
pr torre e, gettatosi fuori, cominciò a volare, veggenti Nerone 
ye e gli apostoli. Maravigliato del prodigio, il tiranno spregiò gli 
apostoli, e allora Pietro avendo scongiurato i maligni spiriti 
a non portare più per l’aria Simone, questi precipitò a terra. 
Il racconto è stato espresso dallo scultore (fig. 535) in forma 
singolare: da una parte e dall’altra della scena assistono gli 
spettatori, a sinistra par che seggano in un anfiteatro; a 
destra, alcuni curiosi sono in piedi, con le teste protese. 
Nerone punta le braccia al bisellio su cui siede; Paolo 
prega, Pietro dà l’ordine alle potenze sataniche, volgendosi 
verso Simon Mago, volante su dalla torre in forma d’alto 
cippo poligonale, che divide per mezzo la scena. Ascende 
il mago, ma i demoni lo traggono all’insù con grande sforzo, 
e pare che non ne reggano il peso. Questa scena è di rara 
bellezza, per l’arte di figurare i Romani assistenti allo spet- 
tacolo e per la tentata ricostruzione de’ costumi e della vita 
antica. * 
I Si può mettervi a confronto la miniatura del graduale di Parigi (Bibl. Nationale, 
latino 9, 448).