ai quattro canti, teste di mostri e foglie curvate a gola diritta, -
ad anse, a branche distese, stringenti il plinto al toro inferiore |
della base. Quest’ornamento, che si mostra in rarissimi mo-
numenti romani, riappare a Aix-la-Chapelle nell’ VIII secolo, a
San Felice e Fortunato, presso Vicenza (se veramente l’esempio
che si additava era dell’anno g85 o circa), si diffonde ben
presto nell’XI secolo, e diviene più energico e vario nella
disposizione e nel movimento lungo il secolo xII.
L’unione di mezze colonne a pilastri, di quattro semico-
lonne a quadrifoglio, di due pilastri e di due semicolonne, ecc.,
e insomma la formazione di pilastri polistili o a fascio, nacque
dalla necessità della maggiore robustezza del sostegno e del-
l’adattamento di questo al pondo delle varie arcate, al bisogno
di opporre forze a quelle moltiplicate gravanti sull’abaco del
capitello. È come una sensibilità nuova che anima tutti i
membri dell’architettura, uno stringersi concorde ad innal-
zare la casa di Dio, una divisione del lavoro e delle fun-
zioni secondo il grado della forza e le necessità incombenti.
« Salgono i piloni stretti in robusto fascio fino ai capitelli
che ne continuano la sagoma, e d’onde si spandono all’in-
torno, come i rami dal tronco d’un albero, a formare con
l’incrocio dei costoloni e il dipartirsi degli archi il sistema
delle volte: le mura perimetrali anch’esse fin dallo zoccolo
mostrano predisposti i sostegni che salgono ad incontrare
e a reggere gli archi e i costoloni mandati verso di loro dai
pili; e volte, archi, costoloni, pili, piedritti costituiscono un
organismo, solido, evidente, armonico, da potersi paragonare
solo agli edificî dell’insuperabile Grecia ».
Vuolsi che i pilastri composti, elemento precipuo e logico
dell’architettura degli edifizî delle volte a crociera, sieno stati
inventati per semplice ragione decorativa, adottati cioè nel-
l’anno 1005 a Saint-Remy di Reims? per dare un aspetto
migliore a grossi piloni, e conciliare la solidità necessaria della
IG. B. ToscHr, Ambrosiana, ne L'Arte, I, 1898.
2 Cfr. ENLART, op. cit.
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