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da questa regione navigassero
verso l’isola i maestri di cui
ni abbiamo trovato le produzioni
gono le in tanta abbondanza e in una
forma continua, più antica a
Salerno e più moderna a Sessa.
A Palermo la scultura nel
secolo xII intende a lavorar
sarcofagi di porfido; l’arte dei
Romani, che vinceva la materia
più indocile, torna in onore in
terra siciliana a’ tempi nor-
manni. Tre secoli prima che
Leon Battista Alberti si affati-
casse a formare le diciotto let-
tere di porfido per la soglia
della porta principale di Santa
Maria Novella, e quattro secoli
prima che Francesco del Tadda
intagliasse una tazza porfirea
per la fonte del giardino dei
Pitti," in Sicilia si sapeva lavo-
rare il porfido per le urne regie.
Il materiale fu tratto dagli an-
tichi edifici, e forse da Corinto
e da Tebe, donde, come afferma
Fo Niceta Crotoniate, tornarono le
pae” triremi sicule onuste d’ingenti
tesori e di preziosità in gran
copia; così come i Pisani, tor-
nando nel 1117 vittoriosi da
Maiorca, trasportarono, al dire
di di Ricordano Malaspini, due
reversa. 1 VasaRrI, Le Vite (ed. Sansoni, I, 110, - IlFig. 571 — Palermo, Duomo
112; VII, 260). Particolare dell’urna di Federigo il