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nel duomo medesimo, ora reggente la statua in bronzo di San
Giovanni Battista, diviso da pilastrini sostenenti architravi
ricurvi, con ciborî a coronamento triangolare o a cupola tra
l’uno e l’altro pilastrino. Trovavasi questo peduccio proba-
bilmente sul terzo gradino della base quadrilunga, là dove si
vede un’aggiunta di marmo bianco, e dovette esser parte d’un
altare per la celebrazione del supremo sacrificio d’espiazione
e di pace. La tomba, di forma orbiculare, col coperchio a fron-
tispizio, poggia su due grandi mensole, pure porfiree, con fregi
e simboli: il diadema, l’anello e la fronda di pioppo, come
nell’urna di Arrigo VI a Palermo.
Queste sculture porfiree mostrano la grande difficoltà
tecnica superata dai maestri di Sicilia, mentre le sculture che
adornano la chiesa e il monastero dei benedettini di Mon-
reale, dov’è la fonte con la conca delle teste di leone e le
fanciulle danzanti sui delfini," designano i grandi progressi
artistici raggiunti.
A Monreale troviamo Bonanno da Pisa, Barisano di Trani,
e i maestri neo-campani, così che nel duomo e nel chiostro
sembrano raccogliersi gli sforzi dell’arte toscana, pugliese e
campana. Intorno alla rozza porta in bronzo (fig. 575, 576) di
Bonanno da Pisa, lungo gli stipiti, risorge l’antico tra i ra-
cemi sorgenti da un vaso posto sulla groppa bardata d’un ele-
fante, studiati finamente da un ornato classico, aggirantisi col
ricco fogliame tra chimere, cavalli e quadrupedi (fig. 577, 578).
Osservando queste decorazioni in paragone alle altre
degli stipiti della porta di Benevento, circa del tempo stesso
(fig. 579), si vedrà come si sieno raffinate per lo studio dell’anti-
chità classica. A Benevento, il sarmento di vite non si aggira
in curve rotonde; le foglie arricciate non sembrano seguire
il moto delle volute, e alcuni rami cadono all’ingiù come
spezzati. A Palermo, le figure in mezzo ai meandri non ri-
spondono così chiaramente a un concetto simbolico, ma
I Vol. 11; pag. 568, fig. 397.
2 Vol. 11, pag. 566; fig. 391-393.
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