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i coniugi Rufolo, Niccola e Sicligaita. Gli offerenti che si ve-
dono nelle miniature intorno a MATER ECCLESIA, qui pure
si pongono sotto la sua protezione, dopo aver dedicato l’am-
bone alla Vergine:
VIRGINIS ISTVD OQPVS RVFVLVS NICOLAVS AMORE
VIR SICLIGAITE PATRIE: DICAVIT: ONORE
L'APSIS CENTENIS BIS CENTVM. BISQVE TRICENIS
XPI BISSENIS ANNIS AB ORIGINE PLENIS
Un altro busto esisteva sul pulpito della chiesa madre di
Scala (fig. 639), che s’innalza sulla montagna di fronte a Ra-
vello, e come si pretese che il primo fosse il busto di Sicligaita
Rufolo, così si cercò nel secondo il nome di una donna della
famiglia Romano di Scala. Questo busto, che è nel Museo di
Berlino, ci mostra invece un’altra personificazione di Mater
Ecclesia, ma di mano d’un maestro neo-campano, come fan
supporre il frammento delle foglie della corona, una delle
quali par tratta da un capitello corinzio, il maggior uso del
trapano, la forma più semplice e più classica. Anzi, i due
busti ci rivelan bene il contrasto dell’arte pugliese, impor-
tata nel 1272 a Ravello, con l’altra ancora più avviata all’an-
tico e alle forme tradizionali del luogo.
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Un’altra corrente d’arte fa capo a Benevento, a cavaliere
delle due grandi strade artistiche delle Puglie e della Cam-
pania. Il capolavoro dell’arte beneventana è la porta in
bronzo della fine del secolo xII, fra stipiti ricordati nella .la-
pide che così suona:
HAEC STVDIO SCVLPSIT ROGERIVS ET BENE IVNXIT
MARMORA, QUAE PORTIS TRIBVS CERNVNTVR IN ISTIS
ET QUAE PER PVRVM SPECTANTIVR LVCIDA MVRVM
L’omonimia del cardinale arcivescovo (1171-1221), e dello
scultore dei marmi delle porte fece supporre che quegli fosse
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