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iconografiche del xII secolo, pur segnando un gran progresso
su di esse. Lo Schulz ha ritenuto che non potesse esser di
tempo molto anteriore a quello in cui il cardinale arcivescovo
Roggiero resse la Chiesa beneventana; ma noi, per i confronti
sita : I
con altre opere del x1II secolo, l’ascriviamo alla fine di questo.
Allora soltanto dovettero essere anche da maestro Roggiero
scolpiti « con studio » gli stipiti della porta, e furon da lui
bene congiunti i marmi di tutte e tre le porte, i quali meglio
spiccarono sul «lucido muro ».
La porta è divisa in trentasei compartimenti per ogni bat-
tente, separati da cornici ad ovoli, al cui incrocio s’appunta
un rosoncino (fig. 640). Nel primo compartimento è la scena
dell’Annunziazione (fig. 641), che avviene entro un’acuta edi-
cola con un cerchio stellato sotto il suo angolo superiore, e
di qua e di 1à dal timpano sono stesi due angioli con il
bastone viatorio, così come ne’ pennacchi degli archi trion-
fali si vedono con labari e trofei le Vittorie. La Vergine,
I Gio. De Vita, nel Thesaurus alter antiquitatum Beneventanarum medii aevi (Roma,
1764), richiama la bolla citata del 1217 del cardinale Roggiero. Il Sarnelli, nella Cronologia
dei Vescovi beneventani, crede la porta costruita tra l’x1 e il x11 secolo, mosso da questa
ragione, che tra i vescovi suffraganei ivi scolpiti c’è il vescovo Guardiensis, che i decreti
pontificî dell’anno MCLI non nominano, mentre lo ricorda il Concilio provinciale dell’ar-
civescovo Milone, avvenuto nel 1075. Il Ciampini, nel De valvis in archiepiscopali bene-
ventana Ecclesia existentibus, e anche ne’ Vetera monimenta (11, pag. 28), osserva che sulla
porta sono rappresentati ventiquattro vescovi suffraganei, mentre nel 1334 erano soltanto
ventitrè ; e conchiude che la porta è anteriore al 1334. La congettura del Ciampini non
serve, perchè la differenza tra 24 e 23 comprende un gran lasso di tempo, e niuno del
resto potrà mai pensare che le porte sieno posteriori al 1334, essendo lo stile delle porte
un documento che parla chiaro. Il Sarnelli a sua volta, nelle Memorie cronologiche dei
vescovi e degli arcivescovi della Santa Chiesa di Benevento (Napoli, 1691), cercò con sot-
tigliezze di determinare la data della porta, notando che altre porte, ora distrutte, quelle
della basilica di San Bartolommeo, furono costruite nel 1150 o 1151, perchè gli ammini-
stratori della basilica vedendo di bronzo le porte della cattedrale e di legno le loro, vol-
lero mutarle in altre di bronzo, per non rimanere addietro alla cattedrale. Quest’argo-
mento senza importanza non fu accolto da Gio. De Vita, che osservò di nuovo il numero
dei vescovi suffraganei, e notò come nel Liber censuum KRomanae Ecclesiae di Cencio
Camerario, il numero, durante il secolo x1I, scendesse a 22, e che altrettanto si ricava dal
diploma di Adriano IV del 1157. Per cui, sapendosi dal diploma di Stefano IX papa, che
il numero dei vescovi suffraganei fu aumentato a 24 nel 1057, ristretto a 22 nel 1157, il
De Vita conchiude che la porta fu costruita tra l’una e l’altra data, e con più verosimi-
glianza, eg'i dice, alla fine piuttosto che al principio del secolo xi. Donde poi questa
verosimiglianza ricavi il De Vita non dichiara. Ora, se si avessero tutti i decreti, che con-
tinuamente modificarono il numero dei vescovi suffraganei, qualcosa si potrebbe dedurre
per la data della porta: ma non esiston tutti, e quindi non si può dar fede a quel nu-
mero oscillante.