20
della porta di San Giovanni in Venere, dove nel timpano è il
Redentore tra Maria e San Giovanni, nell’architrave San Ro-
mano, nello stipite a destra Daniele nella fossa e Abacuc
portato a volo dall’angiolo, l’ Annunzio di Zaccaria, la Nascita
di Giovanni, è Zaccaria che ne scrive il nome; nello stipite a
sinistra grifi di qua e di là d’un santo ginocchioni, la Visita-
zione, Giovanni che incontra Cristo nel deserto. Sopra questo
stipite si ripete l’antico motivo dei due pavoni che bevono in
un vaso. Tali sculture dovrebbero essere contemporanee delle
altre di San Clemente in Casauria, e di tempo prossimo al
maestro, il cui nome si legge nel basso dello stipite della porta
dell’antico chiostro: ANNO MCCIIII. MAGISTER ALEXANDER
ME FECIT.'
Altre sculture all’incirca di quel tempo si vedono a San
Vittorino in Aquila (fig. 662), con caratteri simili ad altre della
Campania. Era in quella chiesa un ambone, dove si leggeva
l'iscrizione: MAGIST. PEIRVS. AMABILIS HOC OPVS$S.FECIT.
Questo nome, scrive il Bindi, non differisce « forse da quel
Pietro Paolo di cui si legge il nome nel ciborio di San Lorenzo
in Roma e da quel Pietro di Puglia, padre del famoso Niccola
Pisano ». Veramente quel Petrus Amabilis contrasta alla prima
ipotesi, e la mancanza d’ogni frammento dell’ambone, non po-
tendosi supporre in esso incluse le rappresentazioni del mar-
tirio di San Vittorino, fa dubitare che ad Aquila, negli Abruzzi,
dove la scultura pugliese non s’insinuò, potesse lavorare il
padre di Niccola d’A pulia.
Delle arti connesse alla grande scultura poco ci resta del-
l’età romanica, oltre al già accennato.’ D'’intaglio in legno
citammo la placca studiata sugli ornamenti miniati contem-
poranei di Montecassino, già a San Vincenzo al Volturno; la
I SALAZARO, La chiesa di San Giovanni in Venere, in Archivio. storico der pro-
vincie napoletane, 11, 1, 1877.
2 Vedi vol. IL per le porte di Barisano da Trani, per il paliotto di Salerno, ecc.