— 1729 —
Coronati in Roma. Da per tutto, come si vede nelle manife-
stazioni maggiori e nelle minori, la pittura bizantina insegna.
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Nell’Italia meridionale la miniatura ebbe grande sviluppo
ne’ conventi benedettini, e ne sono prova i rotuli dell’ Axaltet,
molti miniati a Benevento e a Montecassino, dei quali diamo
notizia particolareggiata, perchè espressero un’importante e
caratteristica forma d’arte, nata in quella regione. Ricordiamo
innanzi tutto col Duchesne che la formula della benedizione
del cero pasquale «era pronunziata non dal vescovo, ma da
un arcidiacono salito sull’ambone, presso il quale s’innalzava
il cero da benedire. Annunziato dapprima l’inizio della gran
festa, prendeva poi il tono e lo stile della preghiera più so-
lenne, della preghiera eucaristica, e invocava la benedizione
divina sulla colonna luminosa, rischiarante i misteri della
Pasqua cristiana, come già la colonna di fuoco aveva guidato
nel deserto i figli d’Israele. Se ne celebravan poeticamente
gli elementi che la componevano, il papiro che forniva il luci-
gnolo, l’olio puro e la cera delle api che ne davano la ma-
teria. La morte di Cristo, seguita dalla sua risurrezione, tro-
vava un’imagine espressiva nel fuoco, nel cero, nella lampada
che si estingue e si riaccende. Riviveva sotto nuova forma il
costume di conservare come una scintilla degli antichi fuochi
o di produrne uno nuovo solennemente ». * Salito sull’am-
bone, l’arcidiacono cantava l’Axaltet, spiegando il rotulo, che
svolgeva a mano a mano, con le figure a rovescio delle scritte,
perchè il popolo dintorno al pulpito potesse ammirare le figure
stesse, vedere nei segni e nei colori la rappresentazione delle
idee del canto. Così si vede figurato in molti £x2/ltet, in quello
del duomo di Capua, ad esempio, il cantore del preconio pa-
squale (fig. 667).
I rotuli s’iniziano con le prime parole della formula in
1 DUCHESNE, Origines du culte chreétien, Paris, Thorin, 1889.
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