Riservandoci di parlare più innanzi delle cattedre epi-
scopali, degli amboni, delle iconostasi, delle arche, de’ pavi-
menti che quei marmorarî intarsiarono, tratteniamoci ora
sulle opere architettoniche da essi divisate e compiute. No-
tiamo innanzi tutto che di architetti e scultori col progre-
dire del tempo si fecero specialmente musivarî, che dapprima
le loro decorazioni a incassi di marmi diversi, e specialmente
di porfido e serpentino, si avvivarono di luci d’oro e smalto.
Dalle architetture fasciate di musaico di porfido e serpentino,
alle altre scarse, di decorazione, di rigore geometrico, con
fitte cornici che sembrano tirate al tornio v’è notevole dif-
ferenza.
Tra queste ultime notiamo la porta della chiesa di San-
Antonio a Roma, e le altre delle chiese dei Santi Andrea
e Bartolommeo a Orvieto, di San Lorenzo in Amaseno, già
gotica, di San Giorgio a Riofreddo, con arco sopraelevato,
della chiesa di Santa Maria a Falleri.
A queste forme tornite, goticizzanti o gotiche, rigorose,
ma fredde, possono mettersi a riscontro quelle d’un gruppo
di porte senza strombatura, con archivolti segnati a leggeri
gradi piuttosto che a cornici variate, per esempio, quella
di San Tommaso in Formis, del maestro Jacopo, che fece la
porta di San Saba ed eseguì in Sant’Alessio un’opera di
cui non si conosce bene la natura.' È lo stesso che abbiamo
già incontrato col figlio Cosma a Civita Castellana, e che
pure col figlio lavorò la porta,* la quale metteva al mona-
si suppone, da Sant’Apollinare in Roma, passato nello studio del pittore Villegas: f&& MA-
GISTER BASSALLETTVS ME FECIT. Sopra un tabernacoletto di Viterbo leggesi in
una scritta apocrifa: M. VASSALECTVS ME FECIT. Nella basilica di Segni, distrutta,
leggevasi l’iscrizione: PETRVS BASSALETVS e la data 1186. Uno degli amboni distrutti
di San Pietro in Vaticano portava, secondo il Ciampini (?) citato dal Clausse, questa epigrafe:
HOC OPVS EX AVRO VITRIS LAVRENTIVS EGIT
CVM JACOPO NATO SCVLPSIT SIMVL ATQVE PEREGIT
OPVS MAGISTRI VASSALETI QVOD IPSE FECIT.
I Forse era un’iconostasi. Ora rimangono due colonne soltayto, sopra una delle quali
leggesi: f JACOBVS LAVRENTII FECIT HAS DECEM ET NOVEM COLVMPNAS
CVM CAPITELLIS SVIS.
2 L’iscrizione sull’archivolto della porta così suona: MAGISTER JACOBVS CVM
FILIO SVO COSMATO FECIT OHC (sic) OPVS.