di Pisa, il celebre discepolo
di Niccola d’Apulia. Din-
torno al pulpito era scolpita
questa iscrizione: HOC GVIL-
LELMVSOPVS PRESTANTIOR
ARTE MODERNIS QVATVOR
ANNORVM SPATIO SED DONI
CENTUM DECIES SEX MILLE
DVOBVS. (Quest’opera Gu-
glielmo, tra i moderni eccel-
lente nell’arte, [fece] nello
spazio di quattro anni e in
quelli del Signore 1260).
Ecco donde escì il nome del-
l’autore dell’ambone, di fra
Guglielmo dell’Agnolo pr7e-
stantior arte modernis, che,
secondo l’iscrizione stessa, lo
eseguì in quattro anni, dal -
1256 O. 1237 al 1260, nel
tempo in cui il conte di Ca-
praia e le armate pisane i
1
vinsero la Sardegna. Non
! La difficoltà a cui si sono fermati
tutti gl’ interpreti è stato quel doni, per-
chè non fu considerato come l’abbrevia-
zione solita di domini. L’Aleo lo intese
per dono, pagamento ; il canonico Spano,
andando molto più in là, fece ammontare
il costo dell’opera a 162,000 scudi. Il dottor
Brunelli e l’ingegnere Scano congettura-
rono bene che, nella seconda cifra, sia
espressa probabilmente la data, osser-
vando che « quel doni persuade poco nel
senso attribuitogli di compenso », e con-
clusero che nel doni si potrebbe vedere
uno scambio di parole di chi copiò l’ iseri-
zione. Non c’è bisogno di cercare questo
scambio, come ha osservato Olinto Salva-
tori nel Bullettino bibliografico sardo, e
l’epigrafe è chiara come trovasi scritta.