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principe a Giovanni Meraviglia, detto Animonus, suo ar-
maiuolo.”*
La fusione in bronzo sin dal Dugento prese sviluppo,
come abbiam veduto trattando della scuola di Nicola d’Apu-
lia; e nel Trecento servì a svariatissimi usi, per le campane
e per le squille nelle cattedrali e nei palazzi pubblici. La
campana grossa del Duomo di Siena fu fatta nel 1381 da
Magio di Giovanni, campanaio, buona e bella é bene sonante
a detto di chantori e d’ogni bono chonoscitore di campane.
A Perugia, nel 1339, Giovanni di Bartolo ascolano gettò la
campana del Palazzo pubblico, procacciandosi rame dalle
Puglie e stagno da Venezia.
Gli orologi, complicatisi nel Trecento anche con automi
che segnavan le ore, ebbero bisogno di fusioni in bronzo.
Nel 1399 400 don Gaspare delli Ubaldini, maestro d’orologi,
scriveva da Città di Castello alla Repubblica di Siena, pro-
ferendosi di acconciare l’oriolo molto logoro del Comune.
< l’ò fato », scriveva, « l’oriolo de Rialto de Venezia, el quale
sona con du’ homini e inanze che quegli du’ homini sona le
ore, e 1 vene fora uno galo el quale canta tre volte per ora.
Ancora Ò fato del prexente a Orvieto a lo oriolo del Co-
mune lo chorso del sole e quelo de la luna, el quale fa so
chorso come fa quelo del cielo. Adesso de presente fazo
uno oriolo al chomune de la Città di Chastelo, el quale ve
fazo uno homo di metalo: serà fato de qui a uno mese ».*
Di minori oggetti figurati in bronzo, restano poche tracce:
citiamo il gruppo de’ quattro Dottori della Chiesa, nel Museo
dell’opera d’Orvieto, che servì ad inastarvi nel mezzo una
croce astile o un pastorale (fig. 801).
! JAcoPpo GELLI e GAETANO MoRETTI, Gli armaroli milanesi - 1 Missaglia e
la loro casa, Milano, 1903.
° MILANESI, Documenti cit., pag. 290 e 292.
3 Vedi il citato Giornale d’erudizione artistica, 1876.
t MILANESI, Documenti cit.. I, pag. 326.
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