Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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s’imposta SE RN ! ’ a: FO SaS no 
1 fondò di Questo è il tiburio, l’ara pacis de’ cristiani, che Arnolfo 
a : : ; : . 
A Come eresse in San Paolo fuori le mura, col suo socio Pietro." Chi 
le ali di sia questo Pietro si è molto discusso, ma noi già esponemmo 
n le ali di- sie : : ; 
i le ragioni che servono a identificarlo col grande pittore ro- 
si nel tim- - i 
Li: mano Pietro Cavallini. 
i, non ma- sia . 
i devi La forma dei ciborî romani ebbe da Arnolfo un nuovo 
cate degil sio A » se 
veri 8 esemplare, che fu imitato a San Giovanni in Laterano e a 
osteriore si : i sie , 
De i : Santa Maria in Cosmedin. E Pietro Cavallini servì certo a 
ittorie, si ; i i : 
. diffonderne il tipo, operando con Arnolfo nel ciborio di 
come cosa ; : va si 
I sl San Paolo fuori le mura, ch’egli ornò di musaici. 
oli angioli : gia ; i; . e 
8 8g J Il tipo di questo ciborio subì una modificazione sensibile 
nico modo Ra i si - 
Di i nell’altro di Santa Cecilia, e fu, per così dire, romanizzato 
iqua e di i 
dg : nelle nuove forme meno acute e snelle. Eseguito nel 1293, 
al culmine i is : sio 
come ne fa fede la iscrizione già riportata. in uno spici- 
lendente . : - i 
spience legio epigrafico della fine del Cinquecento, ° recentemente 
tornata in luce,’ ci prova come il grande maestro toscano, 
n . . DI . 
"lla romana che vinse l’arte de’ Cosmati, sempre più si arrendesse al- 
quattro co- l’antico e afforzasse le fibre gotiche della sua architettura. 
dalle foglie Sopra quattro colonne di marmo nero e bianco s’impo- 
tro meravi- stano i capitelli corinzî, con le ricche volute rivestite di grandi 
essi aprono foglie, or d’olivo, or d’acanto, come nell’antico, e sembrano 
giglio che cesellati per un sacrario da un orafo de’ tempi classici 
tefane sulla (fig. 63-66). Sopra l’abaco poggia un pulvino con un tondo in 
ellati sugli ogni faccia di musaico a quadratini, stelle, triangoletti e croci; 
sopra l’altro pulvino s’imposta l’arco trilobato, non così acuto 
ti tondetti, IRR E 
jeoni ma- I Cfr. vol. III de la Storia dell’ Arte italiana, pag. 888. 
i 2? G. B. De Rossi, Raccolta d’iscrizioni romane relative ad artisti e alle loro 
L su fondo ppere nel medio evo, compilata alla fine del secolo XVI. in Bullettino d’archeologia 
aggiustati cristiana, 1891, pag. 73. 
i fondo di 3 Così suona: 4 HOC OPVS | FECIT | ARNVLFVS | ANNO DOMINI.M.CC. | 
i LXXXXIII | MENSE NOVEMBER | DIE XX. Il MorgescH1 (op. cit.) riferì 1a 
ni, due an- iscrizione con la data MCCLXXXIII. E il PIAZZA ne La gerarchia cardinalizia di- 
i agitando chiara che tutto l’ornamento dell’altare fu fatto da Martino IV (1281-1285). 
' : siga Anche Pompeo Uconro, Historia delle Stationi di Roma (1588, p. 130) riporta 
e, 1nN piedi, la data del 1283; e ciò prima della trasformazione del presbiterio, operata dal 
iltro con un cardinale Sfondrato l’anno 1599. Sull’iscrizione tornata in luce, oggi risepolta, 
cfr. FEDERIGO HERMANIN, L’iscrizione di Arnolfo da Firenze in Santa Cecilia in 
Trastevere (Bullettino della Società filologica romana. anno 1902).
	        
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