Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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lesse nell’epitaffio il Vasari, il nome, greco-italiano, ignoto lan 
del committente, e questa strana indicazione dell’anno dodici. Pla 
Mentre, parlando di Marchionne, il biografo aretino accenna ma 
che, nel Presepio, fu ritratto « papa Onorio III di naturale, nel 
del quale anco fece la sepoltura », nel discorrere poi d’Arnolfo, Dic 
indica solo la sepoltura del pontefice, che non Onorio III, illv 
bensì IV dovrebbe essere, avendo regnato il primo dal 1216 O 
al 1227, il secondo dal 1285 al 1287. ba 
L’Adinolfi, ricordando le due asserzioni del Vasari, in- 
sieme le confuse, e dopo aver scritto che si potrebbe far que- Sa 
stione sull’ubicazione dell’altare del Presepio prima del 1216, me 
cioè prima del tempo in cui Onorio III lo fece murare, con- ve 
tinuò, mutando e associando uomini, cose e tempi differenti, for 
dando per certe le date incerte e scorrette, col dichiarare fat 
che «la cappella fu fatta incominciare nella costruzione da di 
Innocenzo Ill per l’architetto Marchionne d'Arezzo, condotta me 
a fine da Onorio PP. III, mediante l’opera dell’architetto gic 
fiorentino Arnolfo di Lapo, il quale, trapassato Onorio, vi ai 
costruì anche la sepoltura dello stesso pontefice ». gi 
Non ricordando le due asserzioni del Vasari, il Padre mi 
Grisar, l’ultimo illustratore dell’oratorio del Presepio, scrive, sul 
negli Analecta Romana, che forse gli antichissimi Pontefici pa 
che adornarono l’oratorio, lo ravviserebbero ancora inalterato. qu 
Eppure nulla si scorge de’ tempi di Gregorio III, d’Adriano I, MI 
di Leone III, di Sergio II evocati dal Grisar! Questi indica 2; 
però alcune statue « che ora si vedono intorno, e sembrano de 
conservare le primitive tradizioni delle figure del presepio, in 
benchè esse non siano altro che mediocre lavoro del XIV o PR 
del xIII secolo ». Conservano le primitive tradizioni, come op 
può conservarle un’opera grande e nuova, ad altorilievo, di ra] 
Arnolfo di Cambio, che, sempre rimasta sotto gli occhi dei co 
visitatori di Santa Maria Maggiore, non fu apprezzata giusta pa 
la sua importanza, non riconosciuta per l’opera del grande a 
maestro, dominatore dell’arte romana nelle ultime decadi del co 
Dugento. Dal Fontana, che nello scorcio del Cinquecento, par- se
	        
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