Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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e un cornucopia terminato, con antica eleganza, a testa di 
ariete; la Fortezza, che ricorda uno degli angioli di Padova, 
tiene per una zampa il vinto leone, la Praudenza, ignuda, è 
imitata da una Venere antica. In queste donne allegoriche, 
specialmente nelle acconciature, vi è studio fine e rara ele- 
ganza. 
Il secondo pilo di Giovanni e de’ suoi scolari è formato 
dalla base coi quattro Avansgelisti (fig. 162) con due piccole 
figure di committenti tra essi, forse il conte Federico da 
Montefeltro, podestà di Pisa, e Nello Falconi, operaio del 
Duomo, ricordati nell’iscrizione del pulpito: 
JAM DOMINANTE PISIS CONCORDIBVS ATQVE DIVISIS 
COMITE TVNC DICO MONTISFELTRI FREDERICO 
HIC ASSISTENTE NELLO FALCONIS HABENTE 
HOC _OPVS/IN: CVRA NEC NON OPERE: QVOOVE JVRA., 
Sulla base si erge un Pro/e/a con le bilance e un cartello 
col motto davidico: 
VERITAS | DE. TERRA | ORTA EST 
ET IVSTITIA DE COELO PROSPEXIT. 
Il terzo pilo centrale ha il lungo fusto formato della 
Fede con la palma, della Speranza con un mazzo di fiori, 
della Carita con un vaso fiammante, figure eseguite da Gio- 
vanni, alquanto vuote, senza cura speciale (fig. 163). Esse pog- 
giano sopra una base, dove da un suo seguace furono scol- 
pite negli scompartimenti le Art: liberal. 
Altri due pili, retti forse dai due leoni che si veggono 
nel Museo civico pisano (uno di Giovanni, ed è quello che 
manda un ruggito mentre tiene sotto gli artigli un quadru- 
1 Il podestà di Pisa portava un costume simile ad una di quelle figure, spe- 
cialmente per il berretto col bordo rovesciato di pelliccia. Può credersi dunque 
che Federigo da Montefeltro sia figurato in quella statuetta che ha le mani incro- 
ciate sul petto, in atto di adorazione. L’altra statuetta, con berretto di forma 
più semplice, con rovesci senza pelliccia, può identificarsi con l’Operaio del Duomo.
	        
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