Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

manca ogni opera certa; * e così di tanti altri maestri della 
generazione alla quale Giovanni Pisano appartenne. Niuno 
ricorda più Giovanni di maestro Simone magister lapidum, 
padre di Guido, di Bergo e di Bernardo che fiorirono ai 
primi del Trecento; ® nè Ciolo di Neri (1310), nè Vanni di 
Bentivegna e Antonio Manni (1324), nè Cino di Francesco, 
Tone di Giovanni (1324). 3 
E ancora ne’ documenti non si è trovata traccia di Nicola 
di Montefonte senese o sotto influssi artistici senesi, che fece 
a Benevento, nel Duomo, una statua colossale di San Bar- 
tolomeo apostolo, e i due amboni. + : 
La statua di San Bartolomeo, nella navata minore a de- 
stra, è grandiosa, quantunque abbia dell’idolo nella testa 
eretta, coi capelli ricciuti e con la barba a cordoni che scen- 
dono e si raccolgono in punte a fiamme. La gran tunica 
forma lunghe pieghe, come budella, sul corpo e cade in modo 
impacciato, così come il manto dal braccio sinistro della 
figura. Evidentemente l’artista, per le proporzioni colossali 
della statua, perdette quella grazia che seppe dare nelle 
Statuette adornanti gli amboni. Quell’enorme Santo che im- 
pugna il coltello, come in atto di colpire, sembra a tutta 
prima che non abbia riscontro con le eleganti sculture dei 
pulpiti; eppure anche in esse si rivedono gli occhi tondi al 
modo classico, le vestimenta nel basso similmente rigonfie, 
spiegazzate, schiacciate. 
I pulpiti rettangolari dovettero essere rifatti nella parte 
superiore, . perchè i capitelli non hanno con essa rapporti di 
forma e di tempo, e sono piuttosto da considerarsi anteriore 
1 All’esposizione d’arte tenutasi in Siena nel 1904 vedevasi una statua attri- 
buita a Ramo di Paganello: opera debolissima che non potrebbe certo dare una 
buona impressione del vantato talento del suo autore. 
2 Pro PeccHiIAr, Giovanni Pisano e la torre pendente (op. cit., pag. 104). 
3 MILANESI, Documenti cit. 
4 Nel III volume, pag. 708, accennavamo ai due amboni come ad opera di 
maestro francese, emulo della grandezza di Nicola d’Apulia; ma, meglio esami- 
nate le sculture beneventane, ci siamo persuasi che siano di un toscano, contem- 
poraneo di Giovanni Pisano e d’Arnolfo. 
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