Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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rarî che il culto pietoso dei defunti andava moltiplicando 
nelle chiese. A Firenze, una sola sepoltura richiama la forma 
tipica de’ sepolcri napoletani disegnata da Tino, ed è quella 
di Francesco Pazzi a Santa Croce (fig. 216). Da una rassegna 
dei sepolcri napoletani si può riconoscere che i suoi aiuti, 
nell’esecuzione de’ monumenti angioini e ne’ bassorilievi di 
Santa Caterina, continuarono a lavorare in Napoli, perchè 
tra le tante cose degli artisti napoletani, volgarmente imitate 
da Tino, ve ne sono alcune che si distinguono per eleganza 
toscana. In San Domenico, ad esempio, vi è nel sepolcro di 
Pietro Brancaccio (+ 1338) la grandiosa figura del milite di- 
steso, che prega nel sonno di morte. Ma di bellezza rara, 
sopra un sarcofago di ordinaria fattura, nella quarta cappella 
a destra in San Domenico, è la statua giacente di DOMINA - 
DIALTA * DE FILS + RAONIS + DE CVSENCIA * DE CALABRIA 
(+ 1338), moglie del milite Ludovico Dentice,’ in ornatissimo 
costume, delicatamente lavorata in ogni particolare, nella 
cuffia di seta ricamata, nelle /unzule delle orecchie, nelle 
orlature delle vestimenta, nel cuscino damascato. Mentre gli 
scultori napoletani s’ingegnavano a rendere le forme di Tino, 
come si può vedere in Santa Chiara nella tomba de’ Ca- 
bani (1336) e di Drago di Merloto (1330) (fg. 217) e in 
quella d’una gentildonna (fig. 218); in Sant’Eligio ne’ fram- 
menti della tomba del milite DOLECTVS DE PLANCA, siniscalco 
del principe Filippo di Taranto (4 1341); in San Domenico 
nei sepolcri di Filippo Caracciolo (+ 1340) e dell’arcivescovo 
Bartolomeo. Brancaccio. (7.1341); nel Museo. nazionale di 
San Martino, sul sepolcro di Beatrice di Bauccio, contessa di 
Caserta. (+ 1336), V’erano altri artisti che avevano il segreto 
della grazia di Tino.’ Fra essi Giovanni e Pacio da F irenze, 
! Il nome Dentice richiama alla mente la pietra tombale di Costanza Dentice, 
moglie di Matteo Brancaccio (+ 1334), con il disegno dèélla imagine della gentil- 
donna a graffito, fatto nobilmente da un maestro di scuola pisana, forse da Tino. 
? Dalla bottega di Tino escirono probabilmente la Vergine col Bambino, già 
in Donnalbina, e la formella rettangolare con San Pietro, ora nel Museo nazio- 
nale di San Martino.
	        
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