Ggiando intravve- esse, al disotto della rappresentazione dei Reprobi, appaiono
contrasto con il tanto stentate e inanimate da farci pensare a una mano dif-
i, come le sen ferente dalle altre che scolpirono simili figure, a uno dei
ne, segnate dalle maestri cooperatori di Nicola, sconosciuti fin qui, forse Lapo
di Nicola sente Donato:
e mentre quegli Nella rappresentazione degli Aletti, che già abbiamo citata,
evo per le sue, si veggono figure dai capelli crespi bucati dal trapano, come
he, giganti, uno quelle degli Evangelisti nel ciborio d’Arnolfo in Santa Ce-
iltro li accorcia e cilla a Roma, e alcune di vecchi dalle carni del volto
quadro a riquadro grasse e flosce, simili al monaco benedettino, pure scol-
principali seguaci pito da Arnolfo, nel ciborio di San Paolo fuori le mura. E
nel disegnare le dalle tombe vedonsi sorgere donne elette, come le naiadi,
o senso speciale ne’ sarcofagi romani, sulle onde marine, a cavallo de’ tritoni,
articolar criterio col manto cadente intorno ai fianchi, col dorso ignudo dalle
a esse e lo spazio tenere carni finamente chiaroscurate. Così esordiva Arnolfo
amente, si attiene di Cambio, mentre il figlio di Nicola d’Apulia dava i primi
suo proprio. Così, fremiti ai marmi rappresentando i Reprobi tormentati dai
cifissione e anche demoni e la Strage degl Innocenti (fig. 1). Qui si vedeno le
‘delle forme roma- madri recanti sulle spalle e tra le braccia i fanciulli, guar-
ferma nella scena dando impazzite le loro creature, con i lineamenti del volto
’altra de’ Reprobi contratti come per pianto o riso convulso. Altre madri strin-
igate e contorte, gono al seno, disperate, i frutti delle loro viscere; una con
rnolfo di Cambio le mani tra i capelli maledice ai crudeli; un’altra con le
rti in Dio, come braccia all’indietro della persona, la chioma sparsa al vento,
e de’ pastori e dei corre, corre, discinta, urlando; un’altra infine cerca nel suo
quilibrate e soavi, morticino un battito di vita. Ne’ personaggi di questa tra-
i marmi tenerezza gedia si scorgono i corpi allungati, le teste oblunghe, i mo-
gentili figure mu- vimenti contorti; e si manifesta, anche sotto la guida del
esse, segnata dal- padre, Giovanni Pisano, nelle mosse brusche a lui naturali,
nna allegorica, for- nelle crude e taglienti determinazioni del vero.
itrice romana. © Di Il pergamo di Siena ci rappresenta la scuola di Nicola
feti, che dai pen- d’Apulia in pieno fervore, e il coronamento delle forme del
divine: ma due di pulpito del battistero di Pisa. In questo le linee architetto-
niche si disvelano tra le statue poderose; in quello invece
si coprono sotto la fioritura ricca e varia dell’arte scultoria.