Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

Ggiando intravve- esse, al disotto della rappresentazione dei Reprobi, appaiono 
contrasto con il tanto stentate e inanimate da farci pensare a una mano dif- 
i, come le sen ferente dalle altre che scolpirono simili figure, a uno dei 
ne, segnate dalle maestri cooperatori di Nicola, sconosciuti fin qui, forse Lapo 
di Nicola sente Donato: 
e mentre quegli Nella rappresentazione degli Aletti, che già abbiamo citata, 
evo per le sue, si veggono figure dai capelli crespi bucati dal trapano, come 
he, giganti, uno quelle degli Evangelisti nel ciborio d’Arnolfo in Santa Ce- 
iltro li accorcia e cilla a Roma, e alcune di vecchi dalle carni del volto 
quadro a riquadro grasse e flosce, simili al monaco benedettino, pure scol- 
principali seguaci pito da Arnolfo, nel ciborio di San Paolo fuori le mura. E 
nel disegnare le dalle tombe vedonsi sorgere donne elette, come le naiadi, 
o senso speciale ne’ sarcofagi romani, sulle onde marine, a cavallo de’ tritoni, 
articolar criterio col manto cadente intorno ai fianchi, col dorso ignudo dalle 
a esse e lo spazio tenere carni finamente chiaroscurate. Così esordiva Arnolfo 
amente, si attiene di Cambio, mentre il figlio di Nicola d’Apulia dava i primi 
suo proprio. Così, fremiti ai marmi rappresentando i Reprobi tormentati dai 
cifissione e anche demoni e la Strage degl Innocenti (fig. 1). Qui si vedeno le 
‘delle forme roma- madri recanti sulle spalle e tra le braccia i fanciulli, guar- 
ferma nella scena dando impazzite le loro creature, con i lineamenti del volto 
’altra de’ Reprobi contratti come per pianto o riso convulso. Altre madri strin- 
igate e contorte, gono al seno, disperate, i frutti delle loro viscere; una con 
rnolfo di Cambio le mani tra i capelli maledice ai crudeli; un’altra con le 
rti in Dio, come braccia all’indietro della persona, la chioma sparsa al vento, 
e de’ pastori e dei corre, corre, discinta, urlando; un’altra infine cerca nel suo 
quilibrate e soavi, morticino un battito di vita. Ne’ personaggi di questa tra- 
i marmi tenerezza gedia si scorgono i corpi allungati, le teste oblunghe, i mo- 
gentili figure mu- vimenti contorti; e si manifesta, anche sotto la guida del 
esse, segnata dal- padre, Giovanni Pisano, nelle mosse brusche a lui naturali, 
nna allegorica, for- nelle crude e taglienti determinazioni del vero. 
itrice romana. © Di Il pergamo di Siena ci rappresenta la scuola di Nicola 
feti, che dai pen- d’Apulia in pieno fervore, e il coronamento delle forme del 
divine: ma due di pulpito del battistero di Pisa. In questo le linee architetto- 
niche si disvelano tra le statue poderose; in quello invece 
si coprono sotto la fioritura ricca e varia dell’arte scultoria.
	        
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