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migliori di quanti allora fossero scultori », perchè non ese-
guirono mai, com’egli suppose, i bassorilievi della facciata
d’Orvieto, opera che li avrebbe collocati nell’arte a più no-
bile grado.
Nocque a quei maestri senesi l’aver avuto a collaboratore
e a continuatore Giovanni, figlio di Agostino. Questo piccolo
maestro ritrovasi col padre a lavorare per la cattedrale e per
la pieve d’Arezzo, negli anni 1330, 1332 € 1334. È sua propria
fatica una Madonna in San Bernardino di Siena (fo. 308):
mai una Madonna più goffa, un putto più sbilenco ed angioli
più melensi! Nel Museo d’Arezzo c’è una statua di un Santo
guerriero dinoccolato, con un lungo spadone (fig. 309), cre-
duto dagli eruditi del luogo imagine di re Lotario e del tempo
carolingio, ma vera fattura d’Agostino, d’Agnolo e del loro
collaboratore Giovanni. L’opera principale di Giovanni d’Ago-
stino è la decorazione del fianco destro della cattedrale di
Grosseto, dove si ripetono motivi tratti dalla facciata del
Duomo di Siena, ne’ modiglioni delle finestre con leoni e cavalli
sporgenti dal muro, e nella decorazione de’ pilastri, di qua
e di 1là della porta, con statue nell’alto. Nella lunetta della
porta, Giovanni d’Agostino ripete, con qualche discreta va-
riante, le forme della sua Madonna in San Bernardino di
Siena, anche nel putto e negli angioli assistenti con grandi
vasi pieni di fiori. Sono sue pure le grandi statue di Cristo
e di una Szbz77a (?), ai lati della porta; e sue sono le figure del
Redentore coì quattro Evangelisti nell’architrave della porta,
e le altre negli stipiti, entro formelle quadre o romboidali,
con teste virili, figurette intere, bestie e scenette strane.
È questa una tra le prime forme della decorazione di porte
di cattedrali simile ad altra che si trova in Arezzo ne’ fianchi
della porta del Duomo avente la lunetta attribuita a Nicola d’A-
rezzo e quale si troverà poi in forma perfetta a Firenze nella
e.