Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

SE 42 = 
vestimenta. Non vi troviamo il valente decoratore del Bat- 
tistero pistoiese! 
se 
Ben più meschini artisti furono Nicola di Cecco del Mercia 
e Sano (di Matteo?) da Siena che eseguirono insieme con 
Giovanni di Francesco Fetti da Firenze" le sculture per l’al- 
tare della Cintola nel Duomo di Prato, e cioè nella cap- 
pella dove era riposta la reliquia della cintola di Nostra 
Donna, portata l’anno 1141 di Terra Santa da Michele da 
Prato. 
Nel rilievo della Vergine che dà la cintola a San Tom- 
maso (fig. 323) le figure non sembran cavate dal marmo ma 
fatte di cartone, e portano vesti stirate sulle membra, for- 
manti nel cadere pieghe grosse a riccioli, a zig-zag, a linee 
serpentine. Larghe e schiacciate sono le faccie degli angioli; 
grossi i loro capelli sforacchiati dal trapano, che sembran 
cuffie ricamate; striate le ali, che non hanno una piuma 
mossa sul piano uguale. Gli occhi delle figure sono come 
colpiti da cecità, i colli a tronco di cono rovescio. Se un 
angiolo si libra per l’aria, apronsi ad angolo le gambe 
dalle ginocchia inchiodate; se tocca uno strumento, le sue 
mani vi s’appiccicano sopra, e non fanno vibrare corda alcuna. 
Peggio ancora la rappresentazione della Morte di Maria, 
con le figure degli Apostoli dalle teste grosse, dai corpi 
tozzi, quasi mostruosi, dalle facce di gufo. E così dicasi del- 
l’/ncoronazione della Vergine e dell’altro rilievo dove ve- 
desi il mercante Michele da Prato inginocchiato con la sua 
bella reliquia della Cintola. 
Mentre Agostino e socî scolpivano a Siena, viveva Gano 
nella stessa città, ben degno d’essere messo a riscontro di 
Goro di Gregorio. Sul monumento di Tommaso d’Andrea 
1 ScHMARZOW, Die Kaiserkrònung, in Museo Nazionale (Festschrift zu Ehren 
den kunsthistorischen Institutes in Florenz, Leipzig, 1897). 
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