Maestri pisani e loro eredi in Toscana, nel Veneto e in Lombardia — Andrea
Pisano. Le porte del ‘ bel San Giovanni ,, — Giotto, Andrea Pisano e Francesco
di Talento nel Campanile di Santa Maria del Fiore — Nino e Tommaso Pisani,
figli di Andrea — Opera della giovinezza di Nino a Firenze, a Pisa e in Sardegna
— Nino capomaestro del Duomo d’Orvieto — Madonne e altre opere scolpite da
Nino a Pisa dal 1350 al 1368 — Statue di Nino a Venezia — Seguaci di Nino
a Venezia e un maestro a lui affine a Bologna — Tommaso Pisano sotto line
flusso di Nino suo fratello — Altri influssi di questo maestro sugl’intaglia-
tori in legno pisani — Ultimi notevoli esempi di scultura pisana del Trecento:
i rilievi dei Sette Sacramenti sul campanile di Santa Maria del Fiore — Gio-
vanni di Balduccio Pisano. Sue opere: il pergamo di San Casciano, il sepolcro
di Guarnerio di Castruccio degli Antelminelli a Sarzana e l’arca di San Pietro
Martire a Milano — Altre tracce dell’attività del maestro a Milano, a Pavia,
a Cremona — Influsso di Gio. di Balduccio sui maestri di Campione. Monus=
menti de’ suoi seguaci a Milano, Como, Pavia, Cremona, Sarzana, Genova,
Modena. Bergamo. Brescia, Verona. Monza, Venezia.
Andrea di ser Ugolino notaio da Pontedera, detto Andrea
Pisano, restò nell’oscurità sino al tempo in cui i Consoli
dell’Arte di Calimala gli allogarono una delle porte del « bel
San Giovanni». Già i Consoli stessi avevan dato commis-
sione a Pietro di Jacopo, orefice fiorentino, di recarsi a Pisa
per bene esaminare e disegnare le porte in bronzo della Pri-
maziale, e quindi a Venezia per cercare un maestro che
sapesse degnamente lavorar di metallo la porta del Batti-
stero. Forse in Venezia Pietro di Jacopo si limitò a ricercar
fonditori, avendo a Pisa incontrato Andrea, preferibile agli
altri maestri e del quale fu poscia aiuto nel lavoro della
porta medesima: fatto è che ai nove di gennaio del 1330 i
Consoli dell’Arte di Calimala affidarono l’opera al Pisano.
I Cfr. le note di GAETANO MILANESI alle Vite di GiorGIO VASARI, Firenze,
Sansoni, 1878, 1, pàg. 482 e seg.
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