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catino, prima d’immergervi il neonato, le serventi recano cibi
alla madre; così pure ne’bassorilievi antichi rappresentanti
l’Oroscopo o la Nascita d’ Achille sì vedono le Parche, pre-
senti sempre allorchè il bambino schiude gli occhi alla vita, e
vedesi la donna che lo immerge in un catino d’acqua. Andrea
Pisano si attenne alla rappresentazione già iconograficamente
determinata, ma la figura d’Elisabetta, veramente antica, stese
tutta velata sopra il materasso, come in un triclinio; distribuì
con bella simmetria le ostetrici, e a queste e alle donne ap-
portatrici di cibi dette giustissimi atteggiamenti.
Nella scena seguente Zaccaria scrive sur una tavoletta il
nome Giovanni da darsi al figliuolo (fig. 341). Andrea Pisano
rappresentò il sacerdote come un profeta o un evangelista in
atto dl scrivere; Maria parente reca il fantolino nelle braccia,
tutt’intenta al dettato di Zaccaria. Appresso si vede in un
altro bassorilievo l’andata di Giovanni nel deserto. «Il bam
bino cresceva », dice Luca nell’Evangelo, « e si fortificava
nello spirito, e abitava per i deserti fino al tempo di darsi
a conoscere a Israele ». A questo passo dell’Evangelo cor-
risponde un’interpretazione artistica veramente toscana: il
bambino entra nel deserto, non il giovane fortificato nello
spirito. E la poesia dell'infanzia s’aggiunge alla leggenda
evangelica, ispira le rappresentazioni del San Giovannino, nu-
trito di miele e di locuste, sofferente, sfinito dal digiuno, che
sembra chiamare nel deserto la pietà umana. Già con Andrea
Pisano si disegna la imagine del fanciullo anacoreta (fig. 341),
che Donatello renderà a perfezione con la testa coperta come
da vello agitato dai venti, con le guance emaciate per i rigori
del freddo e della penitenza, con gli occhi grossi e miti del-
l’agnello, con la boccuccia semiaperta dond’esce un lamento
come il belato d’una pecorella. Prima che una laude toscana
rappresentasse il fanciulletto che va verso il deserto, Andrea
Pisano col suo bassorilievo sembra ispirarla. La laude suona
COSì: