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volta, ad esempio 1à dove scolpisce il bel manto di stoffa
soffice a Venere, e lo dispone in flessuose pieghe, ora fitte, ora
larghe e abbondanti. Alla stessa mano appartengono con ogni
probabilità due statue del campanile (fig. 378 e 379), special-
mente una di un Profeta che ricorda nel tipo della sua testa
quello di Saturno corrugato. Chi fosse l’autore de’ bassorilievi
dei Pianeti e delle due statue è arduo determinare, tanta è la
loro altezza da terra; ma può pensarsi che le abbia scol-
pite il Talenti, continuatore dell’opera di Andrea Pisano. Un
documento del 1357 ci fa sapere che quel maestro eseguì
una statua di Profeta per la facciata del Duomo; e poteva
bene farne altre per il campanile chi lo innalzava superbo,
nello stile del suo predecessore e forse suo maestro. Tra gli
artefici di merito che condussero marmi alle cave per il cam-
panile, durante il tempo in cui Francesco Talenti ne dirigeva
la costruzione, sono Neri di Fieravante, Alberto Arnoldi,
Benozzo di Niccolò, Niccolò di Beltrame. * Il primo tra questi
assunse una parte considerevole, più eminente degli altri,
nel lavoro e nel consiglio dell’opera, tanto da far pensare che
non solo si occupasse del rivestimento marmoreo del campa-
nile, ma anche della scultura de’ bassorilievi, insieme col
compagno Alberto Arnoldi, cooperando col Talenti.
Re e i
I naturali eredi della virtù d’Andrea Pisano furono i suoi
figli Nino e Tommaso. Il primo che, a detta del Vasari,
compose nel 1348 la salma paterna a Santa Maria del Fiore,
fece breve soggiorno a Firenze, ove si addita di lui sol-
tanto il sepolcro di frate Aldobrandino Cavalcanti, firmato
così: (Hoc opus) FECIT NINVS MAGISTRI ANDREAE DE PISIS.
È in Santa Maria Novella (fig. 380), di forma semplicissima,
con il sarcofago retto da mensole e con una nicchia centi-
nata di sopra. Il sarcofago presenta a bassorilievo, sulla
1’ Guasti, op. cit.. pag. LIII e seg., pag. 68 e seg.