Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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Compiuta la sepoltura del Saltarelli, Nino Pisano accom- 
pagnò forse nel 1347 a Orvieto il padre divenuto capomaestro 
dell’opera di quel Duomo;" morto questi nel 1348, assunse 
quella carica egli stesso. Nel 1347 Andrea si occupò della 
policromia nel gruppo della Madonna, degli angioli e del bal- 
dacchino sulla porta maggiore della cattedrale. Acquista 
cinabro, biacca, azzurro, cerossa, foglie d’oro, cera, colla; fa 
chiara d’ovo; compra pure del vecchio pannolino per sten- 
derlo intonacato sugli angeli. È da supporsi che la pittura 
si facesse al gruppo della porta maggiore, non ad altro nuovo, 
poi che nel principio del 1348, e non prima, Andrea Pisano 
si mette in moto a cercar marmi. Îl 3 di marzo un carret- 
tiere ha già apportato da Pisa a Orvieto una Maestà con 
marmi per angioli fendis circa honorem dicte majestatis. 
Trattavasi delle figure, oggi sulla porta della cattedrale, a 
settentrione: due angioli in adorazione del Redentore assiso, 
recante in una mano il calice eucaristico, opera a cui par- 
tecipò Andrea Pisano. Quella porta è detta del Corporale, 
perchè, secondo la tradizione, per essa fu introdotta nel 
Duomo la sacra reliquia. Ma le statuette non erano in ori- 
gine sulla porta stessa; furon tratte dal Museo dell’opera 
per metterle in quel luogo, dov’era in antico una statua della 
Vergine, venerata dai fedeli, carica di voti d’ogni sorta. 
Dal 26 di aprile 1348, ne’ registri dell’archivio dell’opera 
del Duomo, non è più parola di Andrea; e solo il 22 ot- 
tobre 1349 entra in campo maestro Nzzno mm. Andree caput 
magistrorum Opere. Non stette a lungo però in quella carica, 
anzi forse solo quanto bastava a compiere il lavoro suo e 
lastre istoriate, pubblicate nello stesso articolo, e attribuite a Andrea o a qualche 
suo allievo, perchè non sono neppure di artista italiano. 
! Il Fumr (op. cit., pag. 91) afferma che Andrea Pisano «si trova nei docu- 
menti col figlio Nino condotto in Orvieto dal 1347 al 1349 »; e a questo proposito 
si richiama al MILANESI (Vasarr edito dal Sansoni, vol. IIT, p. xx, n. 2), che non 
dice nè nel luogo male citato, nè in altro ciò che il Fumi gli fa dire.
	        
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