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al sole; e l’imagine fu colta dall’arte bizantina, che rappre-
sentò ai piedi dell’Eterno i Troni in forma di ruote alate e
tutte sparse d’occhi. Gli occhi che coprono le ruote dei
Troni e le sei ali dei Cherubi sono una reminiscenza delle
rappresentazioni persiane di Mitra dai diecimila occhi; il
leone e l’aquila sono pure nella religione dell’Iran forme
allegoriche d’esseri superiori. Oltre quelle forme tanto lon-
tane dalla realtà, il pseudo Dionigi ne indicò altre ricavate
dalla realtà stessa; e dette all’angiolo la figura umana,
perchè l’uomo può elevare in alto gli sguardi; il paluda-
mento sacerdotale, perchè inizia alla contemplazione di ce-
lesti misteri; una cintura, per indicare gli eterni suoi vin-
coli; lo scettro, per segno di regale autorità, e lance e scuri
per segno di potenza, e strumenti della geometria e delle
arti, simboli del sapere.
TL’arte fece suo pro della raccolta simbolica del pseudo
Dionigi, ne trasse varietà e ricchezza nelle rappresenta-
zioni degli angeli; ma nell’Occidente non si accolsero le
elaborate formule de’ Bizantini, e si conservò di preferenza il
tipo, tramandato dalle antiche tradizioni, dei classici Genî,
con la stefane sul capo, col gesto oratorio. Nell’arte italiana
del Trecento divengono femminei, prendono aspetto mene
severo, men grave; sollevano i padiglioni della Divinità, ten-
gono come chierici i candelabri. Gl’intermediarî tra la terra
e il cielo acquistano familiarità con gli uomini, ed infondon
loro Ja gaia fanciullezza e l’incosciente serenità. Tutte le
distinzioni sottili, le elaborate personificazioni de’ Bizantini
si perdono in quelle nature vivaci che cantano laudi, che
volano lievi verso l’alto; la rigidezza sacerdotale sparisce
nelle rose di puerizia de’ volti; i pallii e i manti solenni di-
vengono vesti ondeggianti; le ruote alate si cambiano in
nubi trafitte da raggi di sole. Luce di bellezza e di grazia
inonda gli angioli nel Trecento, lievi come piume, candidi
nei volti, gentili negli atti. Le fiammelle s’accendon loro
sulla testa, spiccano sui nimbi d’oro; le vesti, i manti s’or-