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che nuncio della fine della vita mortale, gli angioli presi da
sulle incanto che abbassano le ali lungo i pilastri del tabernacolo,
der, mostrano quanto fosse alto nell’Orcagna il sentimento della
ere convenienza religiosa. Non cercò costumi variati, contento
vis. del semplice costume tradizionale, che gli serviva a vestire
EIA grandiosamente le figure. Nulla tenne di bizantino nè di go-
BLA1A tico nello scolpire: invece della convenzione bizantina, espresse
ra la schietta logica italiana; invece della clorosi gotica, mani-
faria festò la salda e robusta natura tuscanica, dedicando il ta-
tO bernacolo alla Vergine,
esso Umile e pia più che creatura
20071 - Termine fisso d’eterno consiglio.
rure,
a Sul gradino dove poggia il feretro della Vergine sta la
nella scritta: ANDREAS CIONIS PICTOR FLORENTIN ORATORII AR-
egli (CHIMAGISTER EXTITIT HVIÎ’ MCCCLIX.
lezza
e le
vece
Mure Nessun’altra opera di scultura è ricordata dell’Orcagna,
a ma la sua maniera si scopre nell’Annunciazione di Santa
dela Croce (fig. 545 e 546) e anche nella serie de’ bassorilievi delle
ache Virtù e delle Arti liberali, nel campanile di Santa Maria del
col Fiore.
ste Le sette Virtù sono di una specie men fine della serie
bose de’ bassorilievi de’ Pianeti. Prima la Fede, con la croce e il
Re calice (fig. 547): Hides animosa, quale la dice San Tommaso
Hallo d'Aquino, è rappresentata come una badessa, e non con lo
Pro scudo radioso che tiene nel cappellone degli Spagnuoli, 1à
En dove vola verso l’Aquinate, che le attribuì potenza uguale
ge alla divina. La Speranza (fig. 548) è rappresentata alata con
PET le mani giunte verso l’alto; la Carità (fig. 549), definita dal-
ra l’Aquinate la madre delle Virtù, non ha le vampe sul capo,
pai come in Orsammichele nel tabernacolo dell’Orcagna, ma un
cuore nella destra e il corno dell’abbondanza nella sinistra.