Quelle statue sostituirono le decorazioni piatte in mosaico
della facciata di Santa Maria del Fiore. La nuova decora-
zione, secondo il Reymond, dovrebbe attribuirsi principal-
mente a Piero di Giovanni Tedesco;" ma questi è poste-
riore al tempo in cui tutte quelle statue furono eseguite;
nè intendiamo, del resto, con quali fondamenti siasi fatto di
lui un riformatore della scultura fiorentina.
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Simone di Francesco Talento, scultore del Duomo, si
rivela in Orsammichele. Ricordiamo che un incendio di-
strusse nel 1304 la loggia che la compagnia de’ Laudesi o
dei cantori di Maria aveva eretta in onore della Vergine.
Riedificata dalla Signoria di Firenze, la congregazione dei
Laudesi si assunse la decorazione dell’interno dell’edificio,
le corporazioni delle Arti maggiori e minori quella dell’esterno.
E mentre i Laudesi allogarono all’Orcagna il tabernacolo
magnifico, le Arti vollero ornati i pilastri dell’oratorio con
nicchie e tabernacoli per devozione ai loro santi patroni. A
San Luca divisarono i notai di dedicare una statua, a San Gio-
vanni Battista l’Arte di Calimala, a San Marco i cambiatori,
a Santo Stefano l’Arte della lana, a San Giovanni Evan-
gelista l’Arte della seta, alla Vergine i medici e gli speziali,
a San Giacomo i pellicciai. E così di seguito pensarono a
glorificare i loro patroni i beccai, i calzolai, i maestri di
pietra e di legname, i corazzai, ecc.
Era una gara dei cittadini per ornare il tempio echeg-
giante delle laudi di Maria. Se avessimo ancora l’esterno
' MARCEL REYMOND, L’antica facciata del Duomo di Firenze (L'Arte, fasc. III,
1905). G. J. CAvaLLuccI (Santa Maria del Fiore. Storia documentata dall’origine
fino ai nostri giorni. Firenze, 1881, pag. 126) riferisce che Pietro di Giovanni
Tedesco scolpì, seguendo i disegni di Lorenzo di Bini, di Agnolo Gaddi e di
Spinello d’Arezzo, undici statue, tutte compiute nel 1393. Ma se Piero di Gio-
vanni Tedesco dovette lavorare su disegni d’altri, come poteva imprimere nella
decorazione del Duomo il proprio carattere? Vedansi del resto nel Cavallucci i
documenti che attestano come fosse applicato anche ad opere di poco conto.
VENTURI, Storia dell’ Arte italiana. IV.
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