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poeti. A_ Niccolò appartengono i Santi Ambrogio e Girolamo,
ora difficilmente distinguibili dai Santi Agostino e Gregorio
(fig. 598-601).
Nell’anno stesso 1396 fece un gruppo della Beata Vergine
col Bambino, e ne ebbe dall’opera del Duomo cento fiorini
d’oro. Qualche anno dopo, nel 1403,° eseguì la Madonna col
Bambino per l’Arte de’medici e speziali, gruppo ora nell’ in-
terno di: Orsammichele (fig. 602). A lui o meglio a’ suoi
cooperatori della porta della Mandorla si devono pure due
statuette, una d’angiolo musicante nel Museo del Bargello e
un’altra di S. Michele nel Museo stesso (fig. 603 e 604). Ma
l’attività di Niccolò Lamberti esce dal campo di questo vo-
lume; e accenneremo soltanto alla porta della Mandorla di
Santa Maria del Fiore, dirimpetto all’altra de’ Canonici. En-
trambe iniziate dal capomaestro Giovanni d’Ambrogio, furono
compiute nel primo decennio del nuovo secolo: quella della
Mandorla, dove lavorò Nicola Lamberti, coronò gli sforzi di
tutto il Trecento.
Verso la fine del Trecento, ricevuti da Pisani e Senesi i
virgulti che fiorirono rigogliosi, Firenze aveva raccolte in sè
le forze artistiche dell’intera Toscana. Dalle urne etrusche par
che il sentimento plastico si diffonda, la forza de’ rilievi antichi
si espanda: quella forza che più tardi irrompe nella fiera na-
tura di Donatello e s’ingurgita in Michelangelo. Ma, alla fine
del Trecento, un aretino, Nicola di Piero Lamberti, consegna
al nuovo secolo i tesori dell’arte, signora della materia, depo-
sitandoli alla porta della Mandorla in Santa Maria del Fiore.
La cattedrale fiorentina ai primi del Quattrocento ebbe
adorna la porta del fianco sinistro a settentrione, che fu detta
della Mandorla, e quella del fianco destro a mezzogiorno,
chiamata porta de’ Canonici.
’ Cfr. GAyE, Carteggio inedito d’artisti, 1839, tomo I, pag. 82.