Ra e
un terzo apre al pubblico il libro della verità eterna e co-
manda imperioso di leggervi la parola di Dio; un quarto
guarda fieramente alla sua destra; un quinto par che rugga
come un vecchio leone. Vi è San Pietro con la testa lunga di
mago, un Apostolo che par mosso a sfida, un vegliardo dalla
gran barba fluente che severo interroga e scruta, uno che
sbuffa e digrigna i denti, ed uno che toccando i libri divini
rimbrotta chi li disconosce. Nelle loro mosse ardite, se-
vere, militaresche (fig. 682-684) si vede l’arte di Pier Paolo
e di Jacobello dalle Masegne che ispirerà le pitture de’ Vi-
varini. Nelle ancone pittoriche si rivedrà il tipo burbero,
truce, minaccioso degli Apostoli uscito da stampa toscana,
modificato da mani tedesche. Tra quelle austere imagini
si vedrà San Girolamo ruggente col leone che gli sta ac-
cosciato ai piedi, e altri Santi di tempra ferrea, indomiti, vio-
lenti; fieri più che solenni, potenti più per la gagiiardia
delle membra che per virtù dell’animo, superbi dei segni del
grado o del martirio, che stringono in pugno come armi
poderose.
In quelle figure è una nuova forza popolare, una nuova
corrente d’idee sconvolgenti l’antica iconografia. Già si di-
segna, nel Settentrione d’Italia, nelle forme severe e rudi
una nuova espressione dell’ideale. Verrà il Mantegna a ren-
dere crudamente il cadavere di Cristo, Cosmè Tura come a
sbalzar dal metallo le sue irte figure, Francesco del Cossa
come a stamparle nella creta, Melozzo da Forlì come a
inciderle con una punta di ferro. Mentre la Toscana inghir-
landa la vita, nel Settentrione d’Italia se ne cercheranno
le vene.
Il figlio di Giacomello o Jacobello dalle Masegne lasciò
il suo nome su due monumenti, in quello di Giacomo Ca-
valli ({- 1386) nella chiesa de’ Santi Giovanni e Paolo a Ve-
nezia; in quello di Prendiparte Pico (+ 1394), condottiere di
(Gian Galeazzo Visconti, podestà di Pavia e poi di Brescia,