Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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l’eredità di tutta la semenza artistica di Nicola e di Gio- ziato 
vanni fu raccolta dai due cortonesi, Agnolo e Francesco, ma per s 
la atletica potenza di Nicola e la forza drammatica di Gio- adope 
vanni irromperà solo più tardi, nell’opera di Jacopo della lo co! 
Quercia, che non smusserà, come i suoi precursori senesi pieni in cui 
di grazia, gli spigoli degli esemplari di Giovanni Pisano, Sarde 
non ne levigherà le forme scabre, non ne tratterrà gl’ im- menic 
peti violenti. Alfon 
L’erede principale della virtù di Nicola fu Giovanni Pi- riposa 
sano, che sparge come da pieno ventilabro per la Toscana sepol 
e per l’Umbria l’arte sua e s’inoltra sino a Padova, ove per l. 
lascia frutti che più tardi Pier Paolo e Jacobello delle Ma- solent 
segne raccoglieranno. E mentre Giovanni propaga in Italia a Nic 
l’arte, spoglia delle vesti antiche datele da Nicola, Arnolfo, Davia 
suo compagno, la riveste di classica bellezza a Roma, ove qualc! 
vince e rinnova l’arte de’ Cosmati; fra’ Guglielmo, altro di- vento 
scepolo di Nicola, scolpisce a Bologna l’arca di San Dome- MSs. 
nico, fornendo in mezzo all’Emilia un esemplare delle forme dell’o 
nuove; Andrea da Pontedera getta le prime porte di bronzo gistri 
del « bel San Giovanni», per le quali passò trionfante l’arte Nicol: 
moderna. E vive Andrea nell’opera del figlio, di Nino Pi- corret 
sano nobilissimo, e in quella de’ suoi seguaci, che scolpirono rina < 
le grandi stele figurate della facciata del duomo d’Orvieto, tetto < 
e nelle altre di Pacio e di Giovanni da Firenze, che con che c 
Tino da Camaino fornirono esempî indimenticabili agli scul- non 
tori del Mezzogiorno, e infine ne’ monumenti di Balduccio Guilie 
da Pisa, che a Sarzana, a Genova, a Milano e a Pavia portò labora 
modelli per i maestri di Campione e di Como. Così mentre minici 
l’arte, nata sotto il romano impulso di Nicola d’Apulia, s’in- quem 
sinuava da Padova nel Veneto, scorreva d’altra parte, da Mi- o 
lano e Pavia, a Verona e a Venezia, lasciando forme che alla 
fine del Trecento rifiorirono e si elevarono sino al corona- eg 
mento della basilica di San Marco. 2 Ci 
Il più vecchio tra gli scolari di Nicola è fra’ Guglielmo. mA 
Entrato laico tra i Domenicani nel 1256, fece il suo novi- chitetti . 
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