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Semplici furono nel Trecento gl’intagli per le arti edi-
lizie. Le porte furono fatte a caselle, a riquadri conformi;
oggi poche ne restano ad esempio. Si ricordano quelle ese-
guite per il Duomo di Treviso nel 1373 da Gabriello di Pia-
cenza, e si assegna ad alta antichità la porta della chiesa di
Grottaferrata che pure, per molte forme ornamentali, anche
tratte dal vero, appartiene al principio del Trecento.
I soffitti dovettero essere scompartiti in tanti quadri, lacu-
nari o formelle, come si vede nell’affresco dell’Annunciazione
di Anna, dipinto da Giotto nella cappella degli Scrovegni. Nei
soffitti delle grandi cattedrali, come ad Orvieto, l’intaglio si
limitò ai mensoloni. In generale era parco il lavoro d’intaglio
delle membrature architettoniche, come può vedersi negli
avanzi della cosidetta loggia del doge Ziani, nel palazzo
Ducale a Venezia, con modiglioni in legno profilati varia-
mente e fregi’ con semplici ornati. Ma di questi e d’altri
intagli per le arti edilizie tratteremo particolarmente nel
volume sull’architettura gotica.
Nell’intaglio in avorio si provarono celebrati scultori.
Abbiamo già ricordato come Giovanni Pisano formasse un
tabernacolo con figure d’avorio, e come Andrea Pisano fosse
vantato per le opere eseguite z7 pulcro elephanto. Sono rare
però le statuette italiane eburnee: possiamo accennare a due
Madonne, l’una del Museo civico di Bologna (fig. 743), l’altra
del South Kensington Museum (208-1867), stimata francese:
entrambe di scuola pisana. Nel Museo cristiano annesso alla
Biblioteca vaticana. fra i tanti avori francesi, vi è una sta-
tuetta della Vergine fanciulla, con le mani giunte, ritta sopra
1 DALL’AcQua GIUSTI, La loggia del doge Ziani (Bullettino d'arti, ecc., anno III.
pag. 49-57).
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