Full text: La scultura del Trecento e le sue origini (4)

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costruzione architettonica, divengono lunghi fusti con nodi 
ornati di cuspidette (ricordasi quello della Santa Croce con 
la data 1379 (fig. 760) e quello di S. Jacopo, benchè tardi 
eseguito, solo nel 1407 (fig. 761), esistenti nel tesoro del Duomo 
di Pistoia), o sembrano rendere con le laminette lo spaccato 
d’una cattedrale e formare come trittici e polittici d’altare: (tale 
il reliquiario della Pinacoteca di Città di Castello, fo... 762): 
o sono tavole posate su fusti con piedi e nodi simili a quelli 
dei calici, forma usatissima in ispecie quando si riunirono as- 
sieme molte reliquie (tale il reliquiario del marchese Nic- 
colini, a Frosini, in provincia di Siena, fig. 763). Altre volte 
la reliquia divenne la teca che prese la forma della parte 
del corpo santo in esso racchiusa: esempio il braccio di 
San Zenone firmato da Enrico Orlandini, anno 1379, nel tesoro 
della cattedrale di Pistoia (fig. 764) e il busto in metallo sbal- 
zato di San Zenobi nel Duomo di Firenze (fig. 765), opera 
di Andrea Arditi, orafo che segnò col suo nome pure un calice, 
che fece parte successivamente delle collezioni Debruge-Du- 
ménil, Soltykoff, Spitzer. Quantunque il reliquiario fiorentino 
presenti disseccati i lineamenti del Santo, per la difficoltà 
avuta dall’orafo a sbalzare il metallo sì da renderli men duri, 
pure mostra la grandissima cura dell’Arditi in ornare di smalti 
translucidi la mitra e la clamide secondo il modo con cui si 
usava rivestire di placche geometriche i paludamenti pontifi- 
cali. Il Molinier mise a confronto questo busto con una statua 
conica di Bonifazio VIIT,in rame battuto, ed eseguita dall’orafo 
Manno, esistente nel Museo civico di Bologna; e notò che 
Andrea Arditi s’ispirò, come il Manno, a modelli sotto 
l’aspetto dell’arte odiosi. Eppure dall’informe barbara figura 
di Bologna a questa ieratica di San Zenobi vi è tanta di- 
stanza che il confronto non regge. Un’altra teca d’argento 
in forma di testa al naturale fu eseguita ad Arezzo, per con- 
tenere le reliquie di San Donato, da Pietro e Paolo orafi 
nell’anno 1340.
	        
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