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ai lati del paliotto. Avuta la prima tavola, gli operai, non
soddisfatti, chiamarono a giudicare delle ragioni dell’artefice
e delle proprie Ugolino di Vieri, che compose la questione;
ma la seconda tavola fu allogata a Leonardo di ser Giovanni
orafo fiorentino.
Di Piero di Leonardo da Firenze è dunque la tavola
che rimane 27 corna evangelii, con diciassette storie del
Vecchio Testamento divise in nove quadretti, con smalti
nelle incrociature di essi; simili agli altri delle tavole di
Andrea d’Ognabene. Si comincia dalla Creazione di Adamo
ed'Eva, e sì finisce con lo Sposalizio della Vergine. Il mae-
stro fiorentino si mostra però ben superiore al pistoiese An-
drea d’Ognabene, e degno continuatore dell’arte di Andrea
Pisano. Il pistoiese è grossolano, sbalza le teste troppo attac-
cate l’una all’altra, e dà loro capelli ricciuti, non ondulati e a
trecce, come suol farli Piero di Leonardo.
L’altra tavola, compiuta nel 1371 da Leonardo di ser Gio-
vanni orafo di Firenze, è la parte più fine e più animata di
tutto l’altare. Vi sono rappresentate nove storie della vita
di San Jacopo. La prima è la Vocazione all’apostolato (fig. 789);
la seconda,. Maria Salome che dimanda a Gesù per i due
suoi figli i primi posti nel regno del cielo (fig. id.); la terza,
l’Ordinazione del Santo (fig. id.); la quarta, la sua Predica-
gione (fig. 790); la quinta, Jacopo tratto al tribunale (fig. id.);
la sesta, l’Apostolo innanzi a Erode (fig. id). E seguono
gli altri tre bassorilievi col Battesimo di Loria, il Martirio
dell Apostolo e di Loria, il Corpo del Santo trasportato a Com-
postella. In tutte queste rappresentazioni è ancora più vivo
l’influsso di Andrea Pisano, e più evidente lo studio della
porta del Battistero di Firenze.
Non contenti ancora i Pistoiesi d’innalzare e allargare
il monumento, nel 1386 allogarono quattro statuette con
altri ornati d’argento a maestro Pietro d’Arezzo tedesco,
cioè le statuette di Sazzta Maria Jacome, di Sant Bulalia, del
Beato Atto e di San Giovanni Battista. A lui fu ordinato